martedì 8 aprile 2008

Test di sanità mentale


Leggo sulla stampa di oggi che ha suscitato subito un grande clamore e un prevedibile sdegno la proposta di Berlusconi di sottoporre i pubblici ministeri ad un test periodico di sanità mentale.
Al di là ed al di sopra delle possibili intenzionalità politiche della dichiarazione, sulle quali non entro in merito, tenendo però conto che la stessa proposta era stata avanzata, sempre da Berlusconi, quando era Capo del Governo, non comprendo lo sdegno e lo stupore che la stessa proposta ha suscitato e nello specifico dell'onorevole Di Pietro ex magistrato, prima di divenire uomo politico.
Come psichiatra la richiesta mi sembra, ripeto al di fuori di intenzionalità politiche, molto saggia e corretta, con la dovuta precisazione però che io estenderei il test a tutti gli esercenti di professioni che comportano responsabilità e poteri istituzionali nei confronti degli altri.
Per dovere professionale e per conoscenza delle problematiche e delle responsabilità specifiche, pongo al primo posto nella gerarchia della necessità e opportunità del test, i medici tutti e nello specifico proprio gli psichiatri al completo, cui spetta per professione la responsabilità di verificare la sanità mentale, o la eventuale malattia di altri.
Quando, molti anni addietro, mi sono laureato in Medicina e subito dopo ho sostenuto l'Esame di Stato per essere abilitato all' esercizio della professione di medico, mi sono enormemente stupito nel constatare che, al di fuori di una specifica attenzione a verificare le mie conoscenze in ambito medico, non vi fosse stata nessuna altrettanto coscenziosa verifica della mia salute mentale, nonchè del mio equilibrio psicologico, requisito indispensabile per svolgere con coscienza una professione di tale responsabilità nei confronti degli altri. Identico discorso quando ho conseguito la specializzazione in Psichiatria.
Per questo motivo mi sembra utilissimo, più che legittimo e doveroso, sottoporre i medici, ma anche i magistrati cui spetta il gravissimo compito di giudicare, ma anche la podestà di privare della libertà personale i cittadini, gli insegnanti, cui spetta l'altrettanto gravissimo compito di educare e formare le coscienze dei giovani, e tutti gli esercenti di professioni che comportano responsabilità e poteri istituzionali nei confronti degli altri, ad una valutazione della loro sanità mentale.
Mi chiedo perchè questa valutazione sia una prassi di legge quando si richiede il porto d'armi e non dovrebbe essere altrettanto obbligatoria quando si esercitano professioni che, per la loro specifica responsabilità, possono essere, ove affidate a persone prive del necessario equilibrio psichico, molto più pericolose di un'arma vera e propria.
Conscio di sollevare un gravoso problema penso che la civiltà proceda anche attraverso questi interrogativi.
Domenico Mazzullo