sabato 12 luglio 2008

Colonie






Avevo studiato sui libri di Storia, che il periodo delle Potenze coloniali si fosse concluso, definitivamente, con la fine del secolo scorso, ma devo ricredermi e purtroppo constatare che così non è.
Da quando il nostro paese è entrato, infatti, a far parte della Europa Unita, ha cessato di essere uno Stato sovrano e indipendente, anche se formalmente continua ad esserlo e viene trattato, dagli altri paesi membri, come se fosse una loro colonia, soggetta a controllo, attenta osservazione e pronta punizione, quando non si comporta a dovere, e gli eventi recenti mi permettono, ahimè, di confemare e rafforzare questa mia ipotesi, o constatazione, che dir si voglia.
Tre eventi, in particolare hanno richiamato, perchè contemporanei e coincidenti, la mia attenzione e li prendo in esame separatamente, perchè sia possibile rilevare in essi il comune denominatore di cui prima.
Primo: l'ondata emotiva di riprovazione e violenta critica, sollevatasi immediatamente e contemporaneamente da più parti, quando il nuovo Governo ha varato le nuove norme in tema di sicurezza e di contrasto all'emergenza clandestini e criminalità connessa, con particolare riferimento alla iniziativa di identificazione della popolazione Rom attraverso le impronte digitali. Immediatamente l'Italia è stata accusata di razzismo e non è stato difficile, anzi sin troppo facile, il richiamo alle Leggi razziali di Mussolini. Come al solito l'emotività ha il sopravvento sulla ragione e quando l'emotività viene ad arte e in mala fede strumentalizzata, si creano disastri di cui la Storia passata è ridondante.
L'Italia, è evidente, è il ventre molle della immigrazione clandestina, sia per la sua naturale posizione geografica, sia per le sue leggi particolarmente permissive ed inoltre scarsamente applicate. Fa comodo, evidentemente, agli altri paesi, nostri partners europei, che dovrebbero essere nostri alleati e invece non lo sono, che l'emigrazione clandestina si concentri nel nostro paese, con tutti i problemi che essa comporta, in primis la criminaalità, organizzata e minore, ivi compresa il problema delle popolazioni Rom.
Vorrei vedere come si comporterebbe la Germania, se campi nomadi irregolari, stazionassero a ridosso della Porta di Brandemburgo a Berlino, o la Spagna, così critica nei nostri confronti, se analoghi campi sorgessero nei pressi della Puerta del Sol a Madrid, o lo stesso Vaticano, così solerte a richiamare e ad esortare al rispetto dei principi di cristiana accoglienza, se gli stessi campi sorgessero a Piazza San Pietro.
Secondo: In Spagna, in una località di mare, nei pressi di Barcellona, una nostra connazionale è stata barbaramente uccisa.
Leggo nella stampa di oggi che Joan Boada, segretario generale per gli Affari Interni dell'amministrazione di Barcellona, intervistato alla radio, ha duramente criticato la stampa italiana accusandola di "sensazionalismo" esprimendosi con queste parole:"la stampa italiana che è o che dipende da Silvio Berlusconi ha bisogno di storie truculente per depistare la popolazione".
Naturalmente, dopo la vibrata protesta del nostro Ambasciatore, sono venute le scuse di convenienza, ma evidentemente questi sono i sentimenti che animano i nostri vicini, ai quali vorrei ricordare che Silvio Berlusconi può piacere o non piacere, ma che è stato votato da una maggioranza di italiani e questa si chiama Democrazia.
Terzo: Nella confinante Francia, ove negli anni passati hanno trovato rifugio e impunità molti criminali, processati e condannati in Italia per crimini ed omicidi legati al terrorismo, secondo la ben nota "teoria Mitterand", di negare l'estradizione, il neo-presidente Nicolas Sarkozy, sfidando le proteste dei seguaci della linea precedente, ha concesso l'estradizione della terrorista Marina Petrella, condannata in Italia, nel 1992 all'ergastolo, per omicidio, furto, sequestro e attentati per fini di terrorismo.
La Petrella, latitante in Francia dal 1993, ove ha stabilito la sua residenza formando una famiglia e lavorando nei servizi sociali francesi, finalmente arrestata, visto il nuovo corso della Giustizia francese, impresso da Sarkozy, verrà estradata in Italia...accompagnata però da una "lettera di raccomandazione" dello stesso presidente francese, il quale, impietosito dalle condizioni di grave depressione in cui versa la terrorista, ne sollecita la grazia, non appena giungerà in Italia.
A parte la evidente e scorretta indebita ingerenza del capo di uno Stato straniero, nel quale è stata fornita ospitalità e lavoro ad una terrorista condannata, che estradandola finalmente, ne raccomanda parallelamente la grazia, come psichiatra nutro seri e motivati dubbi sulla natura della gravissima depressione insorta nella terrorista, improvvisamente, all'indomani dell'arresto e della probabile estradizione.
Forse i sensi di colpa per gli omicidi e i crimini commessi, che devono certamente averla lacerata per tutti questi anni di latitanza, non impedendole però di formare una famiglia e di lavorare, debbono essere improvvisamente divenuti insopportabili ed incontenibili, nel momento in cui era venuto finalmente il momento di espiare le proprie colpe, scatenando la gravissima depressione di cui soffre e che ha suscitato la pietà non soltanto del francese presidente Sarkozy, ma anche della sua italiana neoconsorte Carla Bruni, che ha rinunciato ad una ottima occasione per tacere e non esprimere il suo illuminato parere su questioni che per nulla la riguardano.
Ma forse la signora Bruni-Sarkozy, in tutt'altre faccende impegnata, non ha mai avuto il tempo di leggere "Delitto e castigo" di Feodor Dostojevskij e "Dei delitti e delle pene" del suo connazionale Cesare Beccaria.
Mi piacerebbe domandare, però, alla signora Bruni e al suo consorte signor Sarkozy in virtù di quale merito, o considerazione ritengono che lo Stato italiano dovrebbe concedere alla signora Petrella, condannata per gravissimi reati all'ergastolo, la grazia e quindi il perdono, pur non avendo scontato in Italia, neppure una piccola parte della sua pena, essendo stata accolta in volontario esilio nella compiacente Francia?
Mi tornano alla mente, in queste circostanze, le parole di Simon Wiesenthal, l'uomo che, unico sopravvissuto della sua famiglia ai campi di sterminio nazisti, dedicò l'intera sua vita restante a dare la caccia ai criminali nazisti.
Nel suo libro"Giustizia, non vendetta" egli ebbe a dire che "il perdono offende le vittime" e io mi auguro sinceramente che lo Stato italiano non vorrà offendere le vittime della signora Petrella.
Domenico Mazzullo

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