martedì 27 gennaio 2009

Misericordia








Il Papa Benedetto XVI, coerentemente con i suoi principi e con la sua ideologia, ha revocato la scomunica ai vescovi ribelli, nominati da Lefebvre, compiendo un atto di misericordia, secondo quanto espresso dalla voce vaticana.
Questi sono fatti interni al Vaticano, che non comprendo, ma non mi riguardano e non mi interessano.
Però, guarda caso, tra i vescovi perdonati, dalla misericordia papale, c'è anche il vescovoRichard Williamson, che sarebbe rimasto un vescovo pressocchè sconosciuto ai più, se non fosse per il trascurabile particolare che questo alto prelato ora riammesso alla comunione, ha sempre negato e continua a negare l'Olocausto di sei milioni di ebrei e afferma che i forni crematori non sono mai esistiti e che sono il frutto di un abile fotomontaggio.
Per quanto riguarda le affermazioni del vescovo, io esorterei il Vaticano a organizzare, a proprie spese, un viaggio educativo, che io stesso ho compiuto, mediante il quale potrebbe vedere e toccare con mano quei forni crematori di cui nega l'esistenza, con tutti gli annessi e connessi, ma a titolo personale mi chiedo, come faccia il capo della chiesa cattolica a riammettere in seno a questa, un alto prelato che così evidentemente mistifica e nega una tragica, angosciosa realtà che pesa e peserà per sempre sulla coscienza della umanità.
Il Vaticano si difende e si è difeso dalle critiche, affermando che le posizioni e le affermazioni del vescovo negazionista, sono a titolo personale e non rispecchiano il punto di vista del Vaticano.
Ora mi sembra ridicolo, se non fosse tragico, che si permetta ad un alto esponente della chiesa di esprimere opinioni così offensive e così chiaramente false e tendenziose, trincerandosi dietro la debole e risibile affermazione che esse sono opinioni personali e non rispecchianti il punto di vista della chiesa.
A meno che, ma l'ipotesi mi fa orrore al solo pronunciarla, invece queste personalissime opinioni non siano piuttosto in linea con l'atteggiamento perennemente antisemita della chiesa cattolica, che una volta di più si manifesta nella sua squallida e offensiva chiarezza. La Storia insegna.
A proposito poi dell'atto di misericordia papale, mi sconcerta il fatto che questa straordinaria e onorevolissima misericordia, si sia rivolta a favore di vescovi ribelli, tra i quali quello prima menzionato e che nulla hanno fatto, o detto per essere perdonati e non si è per nulla mossa a compassione per concedere i funerali religiosi a Piergiorgio Welby reo di aver desiderato addirittura la morte, come liberazione da una vita divenuta per lui insopportabile.
Due pesi e due misure, si sarebbe detto una volta, ma i tempi sono cambiati.
Domenico Mazzullo

domenica 25 gennaio 2009

Arroganza

Il Vaticano, unica voce discordante, non si è unito al coro osannante di tutto il mondo per l'incoronazione di Barack Obama a Presidente degli USA, novello Messia dal quale ci si attende una miracolistica soluzione a tutti i problemi del pianeta.
I suoi primi provvedimenti in tema di aborto hanno suscitato le ire del Vaticano, i cui esponenti di maggior spicco si sono espressi con immediata, straordinaria, non abituale durezza, vista l'importanza da loro attribuita ai temi in questione.
Il presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita, mons. Elio Sgreccia ha detto testualmente:"Tra le tante cose buone che poteva fare, ha scelto la peggiore". Mentre l'attuale presidente in carica della Pontificia Accademia della Vita, mons. Rino Fisichella ha usato toni e parole ancora più dure e forti, tacciando e accusando il Presidente Obama "dell'arroganza di chi si crede nel giusto".
Evidentemente l'ineffabile mons. Fisichella affermando questo è implicitamente convinto, ma non arrogantemente, di essere assolutamente ed innegabilmente, lui, nel giusto.
Se ne deduce quindi che, per mons. Fisichella, inevitabilmente e incontrovertibilmente è arrogante chi esprime pareri e opinioni discordanti dal personalissimo"suo giusto".

Domenico Mazzullo
d.mazzullo@tiscali.it
www.studiomazzullo.com

venerdì 23 gennaio 2009

Non è il paese degli ayatollah


"Non viviamo in una repubblica di ayatollah, nella quale il diritto religioso fa premio sul diritto civile".
Con questa frase, chiara, lapidaria, sicura del proprio diritto e della propria legittimità, Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, ha risposto al Cardinale Poletto, il quale, intervenendo ancora e proditoriamente sul tristissimo caso di Eluana Englaro, ha esortato i medici cattolici a fare obiezione.
Grazie, Signor Presidente per la Sua presa di posizione, chiara, esplicita, determinata, netta e finalmente libera dai funambolismi letterari di tanti politici che, per non scontentare nessuno, non esprimono mai chiaramente il proprio parere.
Ha espresso chiaramente il proprio parere, o meglio il proprio diktat, il Cardinale Poletto con l'arroganza e la prosopopea tipica della Chiesa cattolica, quando vede toccati i propri interessi.
Ne riporto integralmente le parole:
" La legge di Dio non può mai essere contro l'uomo. La legge di Dio è sempre per l'uomo. Andare contro la legge di Dio significa andare contro l'uomo. Dunque se le due leggi entrano in contrasto è perchè la legge dell'uomo non è una buona legge e si rivelerà tale dai suoi frutti.".
Ho voluto riportare integralmente le parole del Cardinale Poletto, perchè al lettore non possa sfuggire la gravità, l'arroganza e il significato offensivo nei confronti del nostro Stato e delle nostre Leggi.
Prima di tutto il Cardinale non tiene conto, che non tutti gli uomini credono necessariamente in Dio e quindi per chi non crede, il suo discorso è privo di valore; in secondo luogo il Cardinale presume, con prosopopea tutta cattolica, che tutti gli uomini credenti, credano nel "suo" Dio , nel Dio cristiano e che quindi le leggi di questo Dio, automaticamente valgano per tutti i credenti; terzo, e questo ultimo punto è a parer mio ancora più grave ed offensivo e tutto il mondo laico dovrebbe insorgere, il Cardinale Poletto dimentica, o fa finta di non ricordare, che l'Italia è uno Stato libero e sovrano, con Sue Leggi, che tutti i cittadini sono obbligati a rispettare e che uno stato straniero, quale è il Vaticano non ha nessun diritto di interferire e sindacare sulle nostre Leggi, per bocca di suoi rappresentanti, o esponenti.
L'invito del Cardinale Poletto, rivolto ai medici cattolici, a fare obiezione equivale alla istigazione da parte di un rappresentante di uno stato straniero, a disattendere e non rispettare le nostre Leggi, il che mi appare un atto gravissimo, irrispettoso e apertamente ostile nei nostri confronti.
In virtù di quale principio o ragione dovremmo tollerarlo?
Domenico Mazzullo

giovedì 22 gennaio 2009

Quesito

Ho ricevuto, da una Persona, che mi onora della Sua amicizia una lettera che mi propone un quesito, lettera che riporto integralmente, avendone chiesto autorizzazione e alla quale faccio seguire la mia risposta, non per desiderio di protagonismo, ma perchè penso che la stessa domanda possa essere stata di molti.

"Carissimo dottor Mazzullo, dopo molto tempo torno a importunarla con le mie solite insofferenze, questa volta indirizzate ad eventi infarciti, a parer mio, di assurdità e privi assolutamente di logica Queste mie insofferenze, sempre più frequenti, visibili e… udibili (per la deprecabile abitudine che sto prendendo di imprecare e maledire a alta voce), sono la conseguenza della cronaca che ci arriva quotidianamente in mille modi: dai giornali alla tv, da internet agli sms e quant’altro possa giungere al nostro sovraccaricato cervello.
Ora per chiarire il mio pensiero e arrivare alla solita crudele domanda che le farò e che lei sicuramente si aspetta, cercherò di dare ordine alle mie inquietudini e per non fare un lungo e irritante (per me) elenco dettagliato, andrò avanti per grandi linee.
Mentre pranzo, sempre in maniera molto parca vista ormai l’età, faccio però la solita abbuffata di notizie propinate appunto dai vari tg che uso seguire ogni giorno e che, come sicuramente avrà notato anche lei, riportano con regolare frequenza la presenza e/o la difesa di eventi e di personaggi che si sono distinti per fatti di cronaca nera o di malefatte nei confronti della società: Battisti, l’omicida difeso dai brasiliani e da larga parte degli intellettuali francesi, per non parlare dei tanti italiani; Luciano Moggi, autore indiscusso della più disgustosa pagina dello sport italiano che, evidentemente colpevole e ancora con vari processi da subire, viene amorevolmente soccorso e difeso da vari media e personaggi (squallidi) dello stesso settore; Ancora, la sentenza che consente a un pluriomicida, che ha assassinato madre, padre e fratello, di ereditare le proprietà immobiliari dei defunti genitori. (Come recita quel detto “si rivolteranno nella tomba”. Credo che in questo caso calzi veramente a pennello); Addirittura La Corte Suprema Europea della Giustizia (sic!) che condanna il governo italiano a risarcire gli autori degli ecomostri abbattuti sul lungomare di Bari per “violazione della proprietà privata” (??????). Vorrei anche aggiungere il comportamento delinquenziale di alcuni (leggi Diego Maradona) e quello di evasione e frode fiscale di famosi vip italiani (Tomba, Loren, Pavarotti, Valentino Rossi e molti altri) che sono stelle intoccabili, veri e propri beniamini che escono da queste vicende senza subire la benché minima scalfittura, che invece lascia ammaccati e doloranti quanti con le stesse malefatte non hanno la stessa fortuna di essere famosi. Infine, ma solo un accenno, gli innumerevoli personaggi che già condannati (Sofri) o implicati o addirittura accusati, di efferati delitti (Cogne, Garlasco, Perugia, Erba, per citare solo i più famosi e più recenti) anch’essi ospiti di tv e giornali, quando non soggetti di film o romanzi con tanto di presentazione davanti a personalità e amici. Con una presenza così invadente da farli diventare volti “amici”. Insomma quasi una gara tra network a scoprire il divo del momento nonostante tutto. Quasi a premiarlo.

Ecco questa…come possiamo definirla, abitudine? Va be’ diciamo così. Questa abitudine di correre in aiuto di chi sbaglia la ritengo una vera e propria istigazione a delinquere. Piano piano comincio a pensare che quei giovani, che commettono reati incredibili e subito dopo vengono acciuffati dalle forze dell’ordine: stupri, violenze di gruppo nei confronti di tanta gente, la distruzione di scuole e spazi pubblici, facciano queste cose per essere scoperti, sicuri che pagheranno poco o niente, ma avranno in più la possibilità di finire anche loro nel firmamento mediatico.

La mia domanda è proprio questa dotto dottor Mazzullo, è possibile che questi esempi vengano interpretati da pochi (per fortuna) giovani che sanno che qualunque cosa commettano l’impunità è quasi certamente garantita dalla follia e dalla illogicità sociale di questi anni bui che stiamo vivendo?
Un caro saluto, con immutata e devota amicizia,
Roberto Gruppo"

Caro Amico,

certamente Lei conoscerà Wolfgang Goethe, il famosissimo poeta e scrittore tedesco, autore, in piena età romantica, tra le altre cose di "Le affinità elettive" e di "I dolori del giovine Werther" che si conclude con la morte, autosomministratasi, del protagonista, il giovane Werther, (leggasi suicidio), vittima delle sue pene d'amore e dei Suoi problemi morali.

Ebbene, il lungimirante e attento governo germanico, nonostante l'indubbio valore artistico, si vide costretto, ad un certo punto, a proibire la pubblicazione dell'opera, a causa della epidemia di suicidi che si era diffusa tra i romantici giovani tedeschi, impressionati dalle vicende di Werther e in preda a raptus suicidi per imitazione.

Nella nostra epoca attuale, molto meno romantica e più prosaica, noi psichiatri parliamo di "effetto Werther" quando la pubblicazione sulla stampa, o la diffusione in televisione di notizie e particolari riguardanti il suicidio, per lo più di un adolescente, provocano ancora un fenomeno imitativo in coetanei impressionati e colpiti dal gesto.

Forse, e lo dico senza alcuna ironia, ma con la tragica serietà che si addice ad un fenomeno grave ed inquietante, soprattutto perchè riguarda i giovani, ci troviamo, mutatis mutandis, di fronte ad un novello "effetto Werther", certo molto meno romantico e suggestivo, ma perfettamente in linea con i nostri tempi disgraziatamente degenerati.

Caro Amico, con la speranza di aver soddisfatto il Suo quesito e la consapevolezza di averLa ulteriormente rattristata, La saluto caramente.

Domenico Mazzullo

d.mazzullo@tiscali.it

http://www.studiomazzullo.com/