Si chiama "41 bis" l'articolo del nostro codice penitenziario attualmente in vigore, applicato nei confronti e temuto anche dai più pericolosi mafiosi, altrimenti detto "carcere duro", che naturalmente, seppur nella sua durezza, nulla ha a che vedere con il "carcere duro" cui fu condannato e che patì il nostro patriota Silvio Pellico allo Spielberg, tristemente noto e conosciuto attraverso le sue "Le mie prigioni" lette, almeno un tempo, da ogni bambino delle elementari.
Conoscemmo, attraverso queste ,le severità, ma anche le umane pietà del carceriere Schiller, le grazie della sua figliuola, e pure il profumo della "rosa di Maroncelli", altro patriota e costretta a dividere con Lui le angustie del carcere austriaco.
Orbene, se fino ad ora eravamo certi che in Italia esistesse il regime di "41 bis", ossia di carcere duro, per i nostri detenuti particolarmente pericolosi, da oggi sappiamo, con ragionevole certezza e soddisfazione che un "41 bis" esiste anche.......all'Inferno, per i sacerdoti che in vita si sono macchiati del crimine efferato e vergognoso di pedofilia.
Lo apprendiamo, non senza stupore e sconcerto, ma anche con una certa soddisfazione e rassicurazione sulla equità della pena e della giustizia, direttamente dalla viva voce di Monsignor Scicluna, il quale, presiedendo una celebrazione di preghiera e riparazione per le vittime della pedofilia in San Pietro, ha commentato il noto passo del Vangelo di Matteo che contiene le severissime parole di Gesù per chi scandalizza i bambini:"E' meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato in mare".
Facendo salva ogni considerazione sulla pietà cristiana per i peccatori, Monsignor Scicluna ha affermato, con assoluta e totale convinzione, che questi peccati sono molto più gravi, se commessi da un religioso, tanto che per loro anche le punizioni dell'inferno saranno più dure.
E di Monsignor Scicluna c'è da fidarsi perchè, per dirla con Shakespeare, "è uomo d'onore" ma soprattutto è persona ben informata dei fatti essendo Egli, non un Monsignore qualunque, ma nientepopodimeno che il Promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'ex Sant'Uffizio presieduto dal Cardinale Ratzinger prima che divenisse Papa, e quindi, in parole povere e in termini profani, il Pubblico Ministero incaricato di indagare su tutti i casi di pedofilia che coinvolgono esponenti del clero.
Quindi il messaggio è chiaro ed inequivocabile, severo e tale da far tremare i vivi:"Inferno
ancor più duro per i preti pedofili".
ancor più duro per i preti pedofili".
E noi che pedofili non siamo e neppure preti ,r imaniamo impressionati ed attoniti per la severità della pena, seppur giusta e sacrosanta e la sua caratteristica di ineluttabilità e di condanna definitiva per la vita eterna, ma più modestamente e prudentemente, desidereremmo che le porte del carcere terreno si aprissero, per tutti coloro i quali, preti e non, si macchiano di un crimine così vergognoso, e rimanessero chiuse dietro le loro spalle, per molti e lunghi anni.
Sulla condanna eterna nell'Aldilà non osiamo pronunciarci.
Domenico Mazzullo
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