giovedì 31 gennaio 2008
Serenità
è il miglior modo
per vivere serenamente la vita.
Domenico Mazzullo 31 gennaio 2008
Umanità
martedì 29 gennaio 2008
Meminisse juvabit
lunedì 28 gennaio 2008
Turarsi il naso
Ricevo dall'Amico Francesco Paolo Cimmino, il quale, non ancora annoiato dai miei pensieri, continua ad onorarmi del Suo interessamento, una lettera che pubblico integralmente, con a seguito, un mio piccolo commento:
Gentile dott. Mazzullo,
leggo solo ora le ultime considerazioni pubblicate sul suo blog.Ci chiede:li voteremmo ancora?Con la desolante immagine della bottiglia aperta senza rispetto in quello che è o almeno,dovrebbe essere,un sacro luogo istituzionale
e la fetta di mortadella mangiata con mano bisunta;le rispondo così,istintivamente:NO!
Penso poi alle sorti di questo nostro paese,forse mai così in basso dal dopoguerra,e dico:qualcuno ci dovrà pur governare.Ma chi?
Parafrasando Montanelli alle prossime elezioni mi turerò il naso e voterò,se non i migliori,che purtroppo sembrano non esserci,i "meno peggio". Chi sono?Triste dirlo,ma non so scegliere.
Sono tristemente giunto a rimpiangere la classe politica della famigerata prima repubblica; si figuri come dal mio punto di vista giudico chi ha o ha avuto in mano le sorti della nazione negli ultimi anni!
Temo che se continua così fra poco la reliquia di S. Gennaro saremo costretti a caricarla su un treno speciale e portarla in giro in tutta Italia come unica possibiltà di risolvere i problemi!
un suo affezionato e sconsolato lettore
Francesco Paolo Cimmino
Caro Amico sconsolato, La comprendo e La capisco, ma purtroppo non posso condividere il Suo pensiero, anche se non Le nascondo, che a volte sarei tentato di farlo.
Mi spiego meglio: con tutto il rispetto che provo per Lei e per Indro Montanelli, un così grande giornalista, non credo assolutamente che sia giusto, come Egli ha fatto "turarsi il naso e votare...."
Significa arrendersi e nemmeno con l'onore delle armi, significa una resa incondizionata, disonorevole e gravida di pericolosissime conseguenze, significa accettare come ineluttabile una condizione che ineluttabile non è, a meno che non siamo proprio noi a considerarla così, significa considerarci ancora una volta sudditi di un potere sopra di noi e non cittadini che affidano il potere a dei propri rappresentanti, che hanno appunto il compito e il dovere di rappresentarli, e se non lo fanno, vanno a casa.
Non si sceglie "il meno peggio", ma se non c'è "un migliore", semplicemente non si sceglie, fino a che non si trova una persona degna di rappresentarci.
Mi perdoni la franchezza ma la scelta del "meno peggio" non è una scelta, ma una rinuncia, una resa,un chinare il capo e abdicare alle nostre responsabilità, che comporta anche una conseguenziale rinuncia al diritto di lamentarci e protestare per eventuali inadempienze, perchè "il meno peggio" lo abbiamo, in fondo, scelto noi.
Le ricordo che il Popolo francese nel 1789 fece una rivoluzione, i cui ideali, esportati in tutta Europa dalle Armate di Napoleone Bonaparte, sono ancora, tuttora validi; Gli eroi del nostro Risorgimento, Quelli che fecero la Repubblica Partenopea e la Repubblica Romana, Quelli che combatterono con Garibaldi, patirono il carcere e persero la vita per una Italia Unita, un poco diversa da quella che noi abbiamo. E noi vogliamo "turarci il naso e scegliere il meno peggio"?
Preferisco morire soffocato, piuttosto che "turarmi il naso".
Sempre con affetto.
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it
www.studiomazzullo.com
Sindaco
Ricevo dal mio Amico, Sindaco di un Comune della Campania vicino a Benevento, una seconda lucidissima e sconsolata lettera che pubblico integralmente, senza alcun commento, perchè qualsiasi commento risulterebbe superfluo, inopportuno e andrebbe ad inquinare la straordinaria, acuta lucidità della lettera.
Grazie, Amico mio.
Domenico Mazzullo
Caro Domenico
Mi convinco sempre di più che la drammatica situazione dei rifiuti nella regione Campania, non è altro che la spia di una situazione degenerativa verso cui sta andando l’Italia.
Dalla fine della cosiddetta prima Repubblica, l’Italia annaspa, sembra che regni solo la confusione e una difficile ricerca di identità nazionale e di valori. Credo che manchi un’idea guida capace di farci sentire Paese. Quella entità capace di accomunarci come un popolo che condivide gli stessi valori.
Il tornaconto personale sembra che guidi singoli e partiti, dal nord al sud, dai padroni agli operai, dai ricchi ai poveri. Forse si sta riaffermando la politica del qualunquismo. Come non cogliere in certi partiti a organizzazione familiare o formati da piccoli raggruppamenti di amici, la riedizione del Partito sorto nel dopoguerra dell’ ”uomo qualunque”.
In questa confusione i nostri governanti annaspano e danno vergognosi spettacoli in Parlamento. Che insegnamento possono dare agli ultrà che vanno allo stadio?
La logica che predomina appare quella dei politici che difendono i propri orticelli.
Ed è questa la logica, debbo dire purtroppo, che ha fatto piazza pulita dei numerosi commissari per l’emergenza rifiuti in Campania, nominati dal governo.
Nessun politico fino a qualche giorno fa ha avuto la responsabilità di dire al proprio territorio di appartenenza, di smetterla con le barricate perché il problema dei rifiuti è un problema di civiltà e che bisogna sostenere chi è delegato a risolverlo.
E’ più facile cavalcare la protesta, in termini di voti premia.
L’interesse elettorale viene sempre posto davanti all’interesse nazionale che senatori, deputati e ministri dovrebbero perseguire.
In questa baraonda, anche le istituzioni sono disorientate.
Questo è un vero pericolo.
Chi ha ragione la politica o la magistratura?
Non credo sia una questione di ragione, è che tutti sono tentati ad allargare il proprio ruolo, forse perché quando si lasciano spazi liberi, è facile che altri poteri sconfinino. Il problema potrebbe essere che siamo in presenza di una destabilizzazione strisciante e subdola che lavora come un parassita.
La nomina del super commissario Gianni De Gennaro per risolvere il problema dei rifiuti in Campania è forse un reazione difensiva dello stato che seppur mortificante per le istituzioni cerca di creare gli anticorpi. Ciò è umiliante per chi è alla guida delle istituzioni, è umiliante per i sindaci della Campania. Che fare?
Sabato 26 gennaio 2008, vi è stata in Valle Caudina una imponente manifestazione, partita da Montesarchio e guidata dai quattordici sindaci della Valle, contro la riapertura della discarica a Montesarchio . La manifestazione è stata seguita dall’incontro a Benevento dei sindaci con il Dottor Gianni De Gennaro.
Mi sono sentito umiliato perché il legislatore con i vari interventi degli ultimi anni ha promosso il ruolo fondamentale della figura del Sindaco, nella politica amministrativa dello Stato sul territorio, ho avvertito invece il fallimento di questi intendimenti in due momenti particolari:
1) ai sindaci con la fascia tricolore è impedito di entrare nel palazzo della Provincia, le forze dell’ordine gli sbarrano il passo. Trattati come sobillatori o peggio delinquenti, eppure in quel momento rappresentavano le istituzioni. Mi sono posto la domanda: quali sono i limiti oltre i quali una democrazia si incammina verso altro?
2) Il Dottor Gianni De Gennaro, che ci ha ricevuto dopo tre ore di attesa al freddo ci ha comunicato che lui è solo un servitore dello Stato e che deve portare a termine il compito affidatogli, pur essendo vicino alle popolazioni non può modificare niente del suo piano operativo. Nell’ammirare la fermezza di quest’uomo, che fa sperare nella risoluzione del problema rifiuti in Campania, forse perché non media con i politici, sono rimasto colpito dalle sue parole quando ha detto che è doloroso vedere i bambini della Campania andare a scuola, attraversando montagne di rifiuti, con le mascherine sulla bocca.
Ho capito che il Dottor De Gennaro aveva ragione.
I politici e gli amministratori della Campania non possono continuare a opporsi alle decisioni che vengono prese, siano anche legittime per le ragioni del singolo territorio interessato. Solo comprendendo che le cose vanno guardate dal punto di vista dell’intereresse generale e non di quello particolare, possiamo contribuire non solo a risolvere il problema dei rifiuti ma anche a dare un senso a quella speranza che il nostro Paese trovi un’idea guida che ci accomuni.
I bambini che non possono andare a scuola o che lo devono fare attraversando montagne di immondizia con la mascherina sulla bocca, rappresentano una società che nella sua ostentata modernizzazione è nei fatti primitiva.
Mi è capitato di trovarmi tra le mani la dichiarazione di Ginevra adottata dal regime fascista nel 1925 che sanciva: “ il fanciullo deve essere il primo ad essere aiutato in caso di calamità”, e riflettevo che oggi a ottantatre anni di distanza non lo abbiamo ancora recepito.
Mi rendo conto che è difficile indovinare cosa c’è dietro l’angolo.
Un abbraccio Enzo, richiedo scusa per averti costretto a leggere queste mie riflessioni scoordinate.
domenica 27 gennaio 2008
Desideri
Uno dei tre, in tono bellicoso ed un po' isterico, con voce femminilmente acuta, rivolto agli altri due :"Io gliel'ho detto (a chi?), se proprio non ci vuoi portare in Terra Santa, allora almeno portaci a Lourdes".
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it
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sabato 26 gennaio 2008
Morte
Ancora?
Secondo gli schieramente politici, alcuni hanno pianto, altri hanno festeggiato l'evento, stappando bottiglie di spumante, che si è riversato sulla moquette, altri si sono riempiti la bocca, con le proprie mani, di mortadella, ma Voi, osservando queste immagini in Senato, li votereste ancora?
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it
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San Gennaro
venerdì 25 gennaio 2008
Stranezze
Essere uno psichiatra mi permette di concedermi, senza dovermi preoccupare soverchiamente, qualche piccola stranezza, quasi un vezzo, che colora la vita con una tinta inaspettata, sconosciuta, dimenticata tra le pieghe di una esistenza seria e compassata, misurata ed equilibrata, per esigenze professionali e di immagine. Ma a volte un tocco di colore è pur necessario per sopravvivere.
giovedì 24 gennaio 2008
La situazione è sempre più confusa
Lo riporto integralmente perchè mi sembra, nella sua lapidaria concisione, una perfetta sintesi della situazione campana:
"Caro Domenico ti auguro una buona giornata. La situazione è sempre più confusa. Il governo non c'è più. La regione Campania è al limite del collasso. Il Sindaco di Benevento è agli arresti. L'immondizia nessuno la vuole, fanno le barricate. Pretendono che se la devono prendere le altre Regioni. Ieri sono stato da Bassolino, mi ha detto che vuole abbandonare tutto perchè adesso che ci sono i problemi tutti lo stanno abbandonando. Ma in che società viviamo? Ho l'impressione che ci troviamo in presenza di una destabilizzazione più subdola di quella terroristica. Un abbraccio.
Grazie Amico mio per avermi illuminato, ma soprattutto per rimanere saldo a compiere il Tuo dovere in un mondo così degradato.
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it
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martedì 22 gennaio 2008
Quousque tandem Catilina....
La polemica innestata dalla, ahimè, mancata visita del Papa alla Università La Sapienza e che sembrava essersi conclusa con l'adunata riparatoria domenicale in piazza S. Pietro, proclamata dal Cardinale Ruini ed alla quale hanno partecipato, da penitenti, moltissimi fedeli e semplici cittadini, in mezzo ai quali si sono mescolati i nostri politici di quasi tutti gli schieramenti, per fare pubblica ammenda della grave offesa arrecata al Sommo Pontefice, scuse accettate dal Papa con grande magnanimità e paternalistico atteggiamento di comprensione, non si è per nulla placata ed è stata riaccesa proprio dai vertici della Chiesa, nella persona del Cardinale Angelo Bagnasco chiamato a presiedere la Cei.
lunedì 21 gennaio 2008
Agganci in Paradiso?
Ho ricevuto dal signor Francesco Cimmino, con grande piacere, una nuova lettera, che pubblico integralmente e alla quale rispondo:
La ringrazio per l'attenzione posta alla mia lettera e per il tempo dedicatomi nella risposta, da cui, come sempre, si ricavano interessanti spunti di riflessione.
Rimango però della mia opinione:l'atteggiamento di studenti e professori che protestano "a priori" per la presenza del Papa rappresenta un atto di fede, quindi espressione di una posizione "a priori" anticlericale. Mi permetta il paragone, mi sembra il comportamento del bambino che non vuole assaggiare la minestra perchè tanto sa già che non sarà di suo gusto. Ben altra cosa sarebbe stata se le proteste fossero arrivate dopo "aver assaggiato la minestra", ossia dopo aver ascoltato il discorso del Papa, ognuno avrebbe potuto esprimere la propria opinione senza causare indignazione alcuna. Mi consenta infine una facezia:vedendo la moltitudine di persone accorsa ieri ad omaggiare il Pontefice (sono sicuro che sarebbero stati molti meno senza la nota vicenda di cui dissertiamo) e considerando la splendida domenica di sole, almeno inusuale per gennaio, mi è sorto un dubbio:avesse davvero Ratzinger agganci in Paradiso? Cordialmente
Caro Amico,
mi permetta di chiamarLa così, visto che, seppur dissentendo su alcune opinioni, siamo interessati agli stessi argomenti, La ringrazio prima di tutto per la Sua rinnovata attenzione e mi permetto di essere ancora una volta in disaccordo con Lei.
Gustoso il paragone del bambino alle prese con la minestra, ma mi consenta di non ritenerlo calzante e adatto al fatto specifico.
Se il Papa fosse stato infatti una persona qualunque, come me e Lei, me lo consenta, allora io avrei dovuto ascoltare integralmente il Suo discorso e solamente dopo approvare o dissentire, a seconda dei contenuti, ma sta di fatto che il Papa non sia una persona appunto qualunque, ma il Capo della Chiesa cattolica e che in tale veste fosse stato invitato all'università.
Il dissenso, da parte dei docenti e degli studenti, non è stato espresso, "a priori", come Lei dice, sul discorso-minestra del Papa, prima di averlo ascoltato, ma piuttosto sulla presenza stessa del Papa all'inaugurazione dell'Anno accademico, presenza considerata dai protestatari inopportuna.
La protesta non si è rivolta al gusto più o meno gradevole della minestra, quindi, ma sulla opportunità di servire a tavola la minestra stessa.
Riguardo poi alla splendida giornata di ieri in cui un sole quasi primaverile, ha illuminato la folla oceanica raccoltasi "spontaneamente" in piazza S. Pietro, rispondendo all'appello del Cardinale Ruini, per manifestare la propria solidarietà al Papa e il proprio rincrescimento per la grave offesa a Lui arrecata, ritengo assieme a Lei, che gli "agganci in Paradiso" del Sommo Pontefice e dei Suoi predecessori debbano essere veramente molto potenti, visto il sopravvivere in buona salute della Chiesa, nonostante le "piccole irregolarità" di cui si è macchiata nei secoli (S. Inquisizione, processo a Galileo Galilei, roghi delle streghe e degli eretici, rogo di Giordano Bruno, persecuzione della Scienza e degli scienziati, antisemitismo(ghetti chiusi al tramonto e altre simili amenità verso i perfidi ebrei), iniquo potere temporale dei Papi, che sarebbe continuato ancora, se non gli fosse stato posto fine dai Bersaglieri il XX Settembre 1870.
Dico questo con pieno spirito laico.
La saluto caramente.
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it
http://www.studiomazzullo.com/
domenica 20 gennaio 2008
Poesia
Laico o anticlericale?
Caro Signor Cimmino,
La ringrazio, prima di tutto per l'interesse che Lei riserva al mio pensiero e alle mie parole e Le rispondo cercando di essere ancora più chiaro che nel post precedente, grazie anche alla Sua lettera.
Conosco bene la differenza tra i termini laico e anticlericale e Le assicuro che il mio pensiero e conseguentemente le mie parole corrispondono totalmente ed esclusivamente ad un principio di assoluto e fermo laicismo, mentre considero l'anticlericalismo una posizione "a priori", quindi "di fede" e la fede è un concetto che mi è alieno in tutti i sensi ed in tutti gli ambiti. Mi considero un uomo e uno psichiatra , che cerca di utilizzare sempre la sua ragione e procede lentamente, terra terra, che avanza cercando di porre attenzione a dove mette i piedi, che diffida dai voli pindarici della fantasia e che, utilizzando la sua umana ragione, è abituato sempre a chiedere a se stesso e agli altri le prove di ogni affermazione e presa di posizione, per questo mi definisco un laico e non un anticlericale, diffidando anche in questo ambito da ogni principio di fede, a me alieno.
Pertanto ritengo e continuo ad affermare, con Lei, che la presenza del Papa all'università non avrebbe in alcun modo messo in discussione la separazione tra Stato e Chiesa, essendo questa separazione da difendersi in altri ambiti e in altri contesti, da parte di uno Stato, i cui rappresentanti stessi si mostrano sempre più succubi e sottomessi alla sempre più pesante intromissione della Chiesa nei suoi affari interni, sottomissione evidentemente legata a benefici politici, essendo la Chiesa stessa un organo di straordinario, ahimè potere, ma altresì ritengo, a titolo personale, che l'invito al Papa, da parte del Rettore, fosse inopportuno e fuor di luogo.
Per questo ritengo che i Docenti firmatari avessero, democraticamente, tutto il diritto di esprimere, nei modi dovuti, e lo hanno fatto attraverso una lettera, il proprio dissenso a questo invito e così anche gli studenti che avevano annunciato manifestazioni di protesta. Esprimere liberamente il proprio parere e, quindi, il proprio dissenso, fa parte di una libertà democratica che ancora non ci è stata negata, almeno in apparenza e non credo che il curriculum universitario degli studenti e i loro "brillanti risultati", come Lei li definisce, possano incidere sulla loro libertà di esprimere il proprio parere, altrimenti ci troveremmo in un regime di aristocrazia, governo dei migliori, e non di democrazia, come fino a prova contraria siamo.
Le voglio comunque rammentare, sine ira et studio, che nessuno ha impedito al Santo Padre di recarsi all'università, come invece potrebbe apparire dai commenti partigiani, che da tante parti si sono levati, ma che Egli stesso ha deciso, liberamente, di rinunciare, forse spaventato dal fatto che non gli si potesse assicurare l'universale e totale accoglienza di benvenuto cui è abituato, come quella di oggi in piazza S. Pietro, da parte dei suoi fedeli sostenitori.
Forse il S. Padre capo assoluto di una Chiesa che rappresenta quanto di più totalitario possa esistere in tema di governo, basti per questo pensare al dogma della infallibilità del Papa, non è abituato a confrontarsi con il dissenso ed in presenza di questo, preferisce ritirarsi.
In cosa consisterebbe quindi l'affronto rivolto al Papa, di cui anche il Presidente della Repubblica Napolitano, ha ritenuto doveroso personalmente scusarsi? Per non parlare poi della figura vergognosa prodotta dai politici tutti, salvo sparute eccezioni, che si sono espressi nei termini di attentato e di offesa alla democrazia quando proprio la libertà di esprimere il proprio parere e, quindi, anche il proprio dissenso è un attributo inalienabile di questa.
E volendo poi tornare al concetto di laico, a noi caro, che nella accezione più ampia significa non fondato su forme di dogmatismo religioso, o ideologico, quindi libero, aggiungo io, voglio solo rammentarLe alcuni passi del discorso che il Papa avrebbe dovuto tenere e che, invece, è stato letto da un docente per Lui:"Se la ragione diventa sorda al grande messaggio, che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita". E ancora:"Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell'università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro."
Parole, a mio parere, che sarebbero state opportune per l'inaugurazione dell'Anno accademico della Università Cattolica o dell'Opus Dei, ma non per una Università che ancora si professa laica.
Ancora una volta la ragione che deve assoggettarsi e sottomettersi alla fede, naturalmente quella cristiana, per perseguire e raggiungere la verità, che guarda caso, è sempre ed assolutamente, ancora quella cristiana. Non è questo dogmatismo?
Mi tornano alla mente le parole di Pirandello in "Così è, se vi pare" a proposito della Verità: "Io sono colei che mi si crede".
La saluto caramente.
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it
mercoledì 16 gennaio 2008
Tacere
Ferita dolorosa alla democrazia
martedì 15 gennaio 2008
Diagnosi
Psicologi, 'minacciata' nostra competenza su diagnosi per psicoterapia”
Roma, 14 gen. (Adnkronos Salute) - Psicologi italiani in allarme. In discussione la loro competenza sulla diagnosi necessaria per la psicoterapia convenzionata. I professionisti, infatti, esprimono preoccupazione per il destino della proposta di legge sulle 'Disposizioni per l'accesso alla psicoterapia', attualmente all'esame della Commissione Affari sociali della Camera. Alcuni emendamenti presentati al testo originario potrebbero escludere la categoria dalla diagnosi per accedere alla psicoterapia a carico del Ssn, riservando questa competenza solo ai medici. A pronunciarsi contro questa possibilità è un fronte compatto che va dal presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi, Giuseppe Luigi Palma, al segretario generale dell’Associazione unitaria psicologi italiani, Mario Sellini. Dal Ddl - dicono i professionisti in una nota - emerge un modello di psicoterapia come disciplina 'spezzata', in cui si distingue tra diagnosi psicologica e psicotecnica: i veri psicoterapeuti sarebbero i medici, con gli psicologi relegati all’unico ruolo di psicotecnici. "Escludere gli psicologi è un errore storico, politico, culturale oltre che scientifico. Il vero punto di scontro, però - spiega Sellini - è inserire nel testo della legge la necessità di un finanziamento ad hoc, finalizzato alla psicoterapia, come è avvenuto per le cure odontoiatriche sovvenzionate nell’ultima legge finanziaria". Senza uno specifico finanziamento, infatti, ai cittadini non potranno mai essere garantite le cure psicoterapeutiche. "Come presidente del Consiglio nazionale - sostiene Palma - devo amaramente prendere atto che dopo la fattiva collaborazione, durata sette anni, per la costruzione di questa proposta di legge, nata con l’obiettivo di garantire ai cittadini il pieno diritto alla psicoterapia, l’emendamento così presentato danneggia la professione di psicologo e le sue basi scientifico-culturali".
Riporto integralmente il comunicato della Agenzia di informazione Adnkronos, perché la notizia mi sembra degna di nota e di opportuno commento.
Con buona pace degli psicologi tutti e addirittura del Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi Giuseppe Luigi Palma e del segretario generale dell’Associazione unitaria psicologi italiani, Mario Sellini, in qualità di psichiatra che esercita da trenta anni la professione di psichiatra e psicoterapeuta, sono assolutamente e totalmente d’accordo con il concetto che gli psicologi debbano essere esclusi dal procedimento di diagnosi per accedere alla psicoterapia e aggiungerei di mio, non solo quella a carico del Ssn, ma anche, anzi soprattutto, quella in ambito privato.
Mi sembra di affermare qualcosa di ovvio e di lapalissiano, essendo da tempo immemorabile “la diagnosi”, intesa come “definizione di una malattia attraverso l’anamnesi, i segni e i sintomi, gli esami di laboratorio e quelli strumentali”, una competenza ed una incombenza, assolutamente ed esclusivamente riservata ai medici e aggiungerei, in questo caso, agli specialisti in psichiatria, essendo la diagnosi in ambito psichico particolarmente difficile, irta di incertezze e molto spesso non supportata e suffragata da esami strumentali, come invece avviene per tutte le altre discipline mediche.
Ogni forma di terapia e quindi, anche e naturalmente una farmacoterapia, di esclusiva competenza medica e, per ciò che ci riguarda in questo discorso, una psicoterapia, di qualunque tipo e a qualunque scuola appartenga, deve essere conseguenza e derivare da una corretta diagnosi, che di quella è propedeutica e preludio indispensabile ed inalienabile.
Senza nulla togliere alle legittime competenze degli psicologi e nel pieno rispetto delle differenze, ritengo che il loro iter di formazione universitaria e anche successivo, vedi specializzazione e formazione, non permetta loro di formulare diagnosi cliniche in ambito psichico, mentre può certamente essere loro riservato l’onere di una corretta psicoterapia, conseguente e successiva ad una corretta diagnosi ed indicazione terapeutica.
Mi sembra questo, un giusto modo di procedere logico e anche secondo una evidente linea di buon senso, nella assoluta, totale e prioritaria difesa dell’interesse del paziente, che ha tutto il diritto di ricevere una corretta diagnosi e corretta terapia, sia essa a carico del Ssn, o totalmente a carico suo, in ambito privato.
Sinceramente e fuor di ogni intenzione polemica non comprendo le parole, , di Mario Sellini, secondo il quale “escludere gli psicologi è un errore storico, politico, culturale, oltre che scientifico”.
In cosa, per ogni categoria, storica, politica, culturale e scientifica, egli ravvisa un errore?
Perché, dal canto suo, Giuseppe Luigi Palma ritiene che”l’emendamento così presentato danneggia la professione di psicologo e le sue basi scientifico – culturali”?
A mio modesto parere mi sembra che l’emendamento protegga i pazienti, molto meglio di quanto avvenga ora, da una psicoterapia iniziata e condotta, purtroppo spesso, senza una diagnosi precisa, conditio sine qua non, per ogni terapia, o peggio, in assenza addirittura di una diagnosi e in ultima analisi, protegga anche gli psicologi dai rischi e dalle responsabilità morali e materiali che possono conseguire dalla applicazione di una psicoterapia, pur sempre una terapia, senza una precisa e responsabile indicazione e prescrizione medica.
Più volte mi è capitato, in trenta anni di professione, di imbattermi in pazienti psicotici, che dopo aver intrapreso la lunga e faticosa strada di una psicoterapia e averla percorsa per un lungo tratto, hanno iniziato a manifestare gli inconfondibili ed ineludibili segni di una psicosi che, se identificata e diagnosticata in precedenza, quando, superficialmente, poteva ancora apparire come un disturbo nevrotico, ed essere scambiata per questo, o una semplice crisi adolescenziale, avrebbe potuto godere di un trattamento farmacologico precoce e quindi certo più utile di una sola psicoterapia.
E’ nozione comune, infatti, che una psicosi, quanto prima viene diagnosticata e adeguatamente trattata, tanto meno induce danni nella struttura psichica del paziente.
Analogo, seppur diverso discorso, vale per la depressione che necessita anche essa di una diagnosi precisa nelle sue varie e molteplici forme di depressione reattiva, endogena, bipolare, post-partum, senile, endoreattiva, mascherata, tanto per citare le più comuni e di un conseguentemente adeguato ed opportuno trattamento farmacologico, che a volte, ma non sempre, richiede anche un affiancamento psicoterapico.
Concludo, quindi, riaffermando che mi sembra assolutamente opportuno e sacrosanto far precedere ogni trattamento psicoterapeutico, da una diagnosi formulata da uno psichiatra, unica figura professionale, cui spetta il compito di una diagnosi clinica e quindi una conseguente indicazione terapeutica, intendendosi questa anche come una psicoterapia condotta da uno psicologo.
Questo nel pieno, assoluto, rispetto delle garanzie dovute e indispensabili per il paziente.
Non voglio, naturalmente neppur lontanamente pensare, che la strenua opposizione a questo principio da parte degli psicologi, possa intendersi come una corporativa difesa delle prerogative fin qui acquisite, per una legislazione carente in questo ambito e quindi, in ultima analisi una “Cicero pro domo sua”.
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it
www.studiomazzullo.com
domenica 13 gennaio 2008
Esame di coscienza
sabato 12 gennaio 2008
Povero Veltroni....
venerdì 11 gennaio 2008
Aggiungi un posto a tavola
Di fronte alla drammatica, disperante emergenza che affligge la Campania, sommersa e soffocata dai rifiuti, le altre regioni della nostra Italia unita, in seguito alla pressante richiesta del Governo, si sono subito divise in quelle "disponibili", "non disponibili" e semi-disponibili" ad accogliere nei propri territori una parte della mondezza campana, stabilendo così, di fatto, una gerarchia della spazzatura, secondo le categorie di "Buoni - semibuoni e cattivi". Tra i primi, in testa la Sardegna, che immediatamente ha manifestato la propria disponibilità e l'unica ad averla resa immediatamente operativa, seguita a ruota da Lazio, Emilia Romagna e Piemonte, con la eccezione della provincia di Torino, segnando così quest'ultima, un ideale anello di congiunzione tra i buoni e i semi-buoni, rappresentati in questo caso dalla Puglia, che ha assicurato il proprio supporto logistico e tecnico, ma si è detta impossibilitata ad ospitare rifiuti campani nelle proprie discariche.
Troneggia nella categoria dei "cattivi" il Nord, rappresentato dalla Lombardia, Veneto e Liguria che si sono dette indisponibili ad accogliere i rifiuti campani. Dal Governo è giunto però il pressante invito a tornare sui propri passi ed aggiungersi alla gara di generosità dei rifiuti.
Ma cosa facciamo noi singoli cittadini?
Influenzato e sopraffatto da questo clima di bontà e di fratellanza postnatalizio, propongo, dalle pagine di questo blog, una gara di solidarietà tra noi singoli, consistente nell'accogliere nelle nostre case, ciascuno di noi, un sacchetto di rifiuti campani, come se fosse un nuovo ospite da aggiungere alla nostra tavola, tradizione ora in voga nel giorno di Natale, sacchetto di dimensioni eventualmente diverse, a seconda della nostra disponibilità ospitale e della nostra capacità economica, (per famiglie particolarmente abbienti e numerose si potrebbe raggiungere anche il livello massimo di generosità, consistente nell'accogliere un intiero cassonetto da custodire ed accudire eventualmente nel soggiorno, o nella camera degli ospiti) . Fedeli al principio della raccolta differenziata dei rifiuti, si potrebbe anche istituire una accoglienza differenziata per categorie diverse di rifiuti stessi, ad esempio, carta, possibilmente stampata, per lettori accaniti, rifiuti invece alimentari per i buongustai e cultori della buona cucina, bottiglie ed altra vetreria per chi apprezza particolarmente i doni dell'uva, alberi di Natale secchi con relativi e connessi addobbi, statuette inservibili perchè rotte, del presepe, per gli istituti religiosi e via così secondo i gusti più specifici.
Io, dal canto mio e come promotore di questa gara di solidarietà, cercando di dare il buon esempio, ho accolto il mio sacchetto di rifiuti riservandogli il posto d'onore a capotavola.
Secondo il principio della raccolta differenziata esposto prima, il mio sacchetto di rifiuti, particolarmente gravoso e pesante è pieno....dei ricordi del passato, delle nostalgie, dei rimorsi, delle occasioni perdute e che mai torneranno, di quelle parole che si sarebbe voluto pronunciare e non si è fatto, di quelle parole che invece si sono pronunciate e oggi avremmo voluto non fossero mai state pronunciate e ascoltate, di quelle carezze, di quei sorrisi, di quei semplici gesti di affetto, che non abbiamo avuto il coraggio, o la voglia di dare e ormai è disperatamente troppo tardi, delle amicizie che si sono lasciate andare per noncuranza, o per uno stupido orgoglio, delle persone che sono uscite dalla mia vita. Lo tengo caro, vicino a me, sempre, con affetto.
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it
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