Il disagio giovanile.
Tra bullismo ed apatia
Tra bullismo ed apatia
Il Convegno si svolgerà Domenica 16 Dicembre 2007
presso la Biblioteca Comunale di Montesarchio (Benevento)
Questo convegno sul disagio giovanile rientra nelle iniziative che “Gli Amici dello Schiapparelli” promuovono a livello culturale e sociale, per contribuire, nelle loro possibilità e capacità al miglioramento della società in cui viviamo.
Il disagio giovanile è ormai evidentemente e purtroppo, un problema che ha raggiunto dimensioni gravemente preoccupanti e non solo in Italia, naturalmente, configurandosi come un fenomeno estremamente pericoloso, in quanto colpisce la popolazione giovanile che rappresenta, o dovrebbe rappresentare il futuro della nostra umanità.
Ancora più pericoloso poi, perché assume connotati multiformi e complessi, espressioni molteplici e fortemente differenti l’una dall’altra, che coinvolgono il singolo e la molteplicità della popolazione giovanile e che solo uno sforzo di analisi dei singoli fenomeni e successivamente di sintesi, alla ricerca di un comune denominatore, ci permettono di ricondurre ad una unica matrice etiologica, il disagio giovanile, appunto.
Bullismo e apatia, due estremi apparentemente diversi ed opposti, essendo il primo un fenomeno collettivo e che coinvolge una comunità, l’apatia un fenomeno singolo e che interessa ogni soggetto isolatamente, ma che si congiungono e si accomunano come espressioni diverse ed estreme di un medesimo disagio e sofferenza.
Il bullismo è un problema che plausibilmente è sempre esistito, sotto forme diverse ed in epoche diverse, pensiamo per esempio a Franti del libro “Cuore” e ai “Fratelli Paztor” de “I ragazzi della via Paal”, al nonnismo negli ambienti militari e nelle comunità maschili.
Più recente e sotto alcuni aspetti più preoccupante il fenomeno diffuso, della apatia giovanile.
Apatia nella sua etimologia dal greco, parola composta di “a privativo” e “pathos” passione, letteralmente significa mancanza, assenza di passioni, e già il termine nella crudezza del suo significato incute terrore e sgomento, ancor di più quando si riferisce ai giovani, che delle passioni sono stati sempre i maggiori depositari e fruitori.
Si pensa, infatti, all’età matura e avanzata, come l’età della saggezza perché il trascorrere degli anni e il peso degli avvenimenti visti e subiti, ci permette di vedere la vita dall’alto, non più schiavi e vittima delle passioni, quelle stesse passioni che invece giocano un ruolo da protagonisti nella vita degli adolescenti e dei giovani, facendo di questi i propulsori di ogni cambiamento in tutti gli ambiti della società e della cultura. Se la maturità, semplificando, è infatti prudente e conservatrice, la gioventù è rivoluzionaria e progressista e anche imprudentemente audace. Si pensi, infatti, allo “Sturm und Drang del Romanticismo, ai moti rivoluzionari e patriottici del Risorgimento, agli studenti di Curtatone e Montanara, a Carlo Pisacane, ai fratelli Bandiera, a Goffredo Mameli, ai Mille di Garibaldi, ai Giovani della Prima Guerra Mondiale.
Ma se queste passioni vengono meno, come purtroppo ora avviene nei giovani, sempre più diffusamente e frequentemente, conseguenza e sintomo di un profondo disagio e disaffezione alla vita, allora noi adulti dobbiamo seriamente preoccuparci, privati egoisticamente del motore propulsore della nostra società ed altruisticamente perché questi giovani sono già vecchi nell’animo.
Domenico Mazzullo
www.studiomazzullo.com
Questo convegno sul disagio giovanile rientra nelle iniziative che “Gli Amici dello Schiapparelli” promuovono a livello culturale e sociale, per contribuire, nelle loro possibilità e capacità al miglioramento della società in cui viviamo.
Il disagio giovanile è ormai evidentemente e purtroppo, un problema che ha raggiunto dimensioni gravemente preoccupanti e non solo in Italia, naturalmente, configurandosi come un fenomeno estremamente pericoloso, in quanto colpisce la popolazione giovanile che rappresenta, o dovrebbe rappresentare il futuro della nostra umanità.
Ancora più pericoloso poi, perché assume connotati multiformi e complessi, espressioni molteplici e fortemente differenti l’una dall’altra, che coinvolgono il singolo e la molteplicità della popolazione giovanile e che solo uno sforzo di analisi dei singoli fenomeni e successivamente di sintesi, alla ricerca di un comune denominatore, ci permettono di ricondurre ad una unica matrice etiologica, il disagio giovanile, appunto.
Bullismo e apatia, due estremi apparentemente diversi ed opposti, essendo il primo un fenomeno collettivo e che coinvolge una comunità, l’apatia un fenomeno singolo e che interessa ogni soggetto isolatamente, ma che si congiungono e si accomunano come espressioni diverse ed estreme di un medesimo disagio e sofferenza.
Il bullismo è un problema che plausibilmente è sempre esistito, sotto forme diverse ed in epoche diverse, pensiamo per esempio a Franti del libro “Cuore” e ai “Fratelli Paztor” de “I ragazzi della via Paal”, al nonnismo negli ambienti militari e nelle comunità maschili.
Più recente e sotto alcuni aspetti più preoccupante il fenomeno diffuso, della apatia giovanile.
Apatia nella sua etimologia dal greco, parola composta di “a privativo” e “pathos” passione, letteralmente significa mancanza, assenza di passioni, e già il termine nella crudezza del suo significato incute terrore e sgomento, ancor di più quando si riferisce ai giovani, che delle passioni sono stati sempre i maggiori depositari e fruitori.
Si pensa, infatti, all’età matura e avanzata, come l’età della saggezza perché il trascorrere degli anni e il peso degli avvenimenti visti e subiti, ci permette di vedere la vita dall’alto, non più schiavi e vittima delle passioni, quelle stesse passioni che invece giocano un ruolo da protagonisti nella vita degli adolescenti e dei giovani, facendo di questi i propulsori di ogni cambiamento in tutti gli ambiti della società e della cultura. Se la maturità, semplificando, è infatti prudente e conservatrice, la gioventù è rivoluzionaria e progressista e anche imprudentemente audace. Si pensi, infatti, allo “Sturm und Drang del Romanticismo, ai moti rivoluzionari e patriottici del Risorgimento, agli studenti di Curtatone e Montanara, a Carlo Pisacane, ai fratelli Bandiera, a Goffredo Mameli, ai Mille di Garibaldi, ai Giovani della Prima Guerra Mondiale.
Ma se queste passioni vengono meno, come purtroppo ora avviene nei giovani, sempre più diffusamente e frequentemente, conseguenza e sintomo di un profondo disagio e disaffezione alla vita, allora noi adulti dobbiamo seriamente preoccuparci, privati egoisticamente del motore propulsore della nostra società ed altruisticamente perché questi giovani sono già vecchi nell’animo.
Domenico Mazzullo
www.studiomazzullo.com
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