giovedì 1 novembre 2007
Segreto professionale
Ha suscitato grande impressione, almeno in me medico e psichiatra la notizia che un mio collega psichiatra, abbia deciso di violare il proprio segreto professionale denunciando un suo paziente che nel corso della visita gli aveva rivelato di aver violentato delle bambine, mi sembra sue nipoti.Si tratta di una circostanza specifica, che suscita gravi problemi etici, drammatici per noi medici.
Premetto che come psichiatra sono assolutamente solidale con il collega, che con grande coraggio si è assunto la responsabilità di denunciare il suo paziente pedofilo e al suo posto io avrei fatto esattamente lo stesso, ma altrettanto ritengo che questa sia una delle situazioni più critiche, nelle quali noi medici possiamo trovarci.
Il rispetto del segreto professionale è per noi medici cosa sacra e, molto prima di essere sancito dalla Legge, è obbligato dal Giuramento di Ippocrate, che noi pronunciamo al momento di iniziare la professione. "Tutto ciò che vedrò e ascolterò nell'esercizio della mia professione, o anche al di fuori della professione, nei miei contatti con gli uomini, e che non deve essere riferitoad altri, lo tacerò considerando la cosa segreta"
Il rispetto assoluto del segreto professionale è uno dei pilastri fondamentali della nostra professione ed è garanzia per il paziente di potersi confidare liberamente con noi, sicuro che quanto detto rimarrà un segreto tra lui ed il medico. La Legge però ci dice che il medico può venir meno al rispetto del segreto per una "giusta causa", lasciando però alla coscienza morale del medico, in ultimo, la valutazione di quale sia una "giusta causa".
In questo caso specifico, ritengo che la "giusta causa" sia rappresentata dal dovere di tutelare la salute di terze persone, bambini, nel caso specifico, ma credo che "giusta causa" sarebbe anche il caso di un paziente affetto da AIDS che si rifiutasse, nonostante l'imperativo pressante da parte del medico, di rivelare al proprio partner la propria condizione di malattia e continuando ad avere rapporti sessuali con lui.
Anche in questo caso, o simili, la "giusta causa" sarebbe, a mio parere da ravvisarsi nel dovere di difendere la salute del partner.
Si tratta però di casi sempre drammatici e che mettono a dura prova la coscienza morale del medico.
Grazie.
Domenico Mazzullo
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