Lettera a Cesare Lanza per la sua rubrica "Mister No" sul quotidiano Libero
Caro Cesare,
più volte mi hai ospitato in questa tua rubrica per parlare di argomenti che mi interessano, ma non di mia specifica competenza. Questa volta invece scrivo a te giornalista, come psichiatra su un tema che mi sta particolarmente a cuore: la depressione e la sua diffusione paurosamente in aumento nella popolazione dei giovani, giovanissimi e anche bambini. Devo ancora una volta constatare purtroppo come un tema così delicato e drammaticamente importante sia vittima di disinformazione, di cattiva informazione e peggio ancora di pregiudizi e di prese di posizione ideologiche, che nulla hanno a che fare con la verità scientifica.
Di questo, purtroppo, molte volte siamo anche noi medici responsabili in quanto, tesi alla cura dei pazienti, siamo carenti di spiegazioni ed informazioni, ma a volte, absit iniuria verbis, anche voi giornalisti nel diffondere notizie che fanno sensazione, ma sono inesatte, a volte incomplete, non bene interpretate e quindi comprese in maniera deviata da chi legge ed è interessato particolarmente all'argomento. Quando si tratta di temi così delicati si dovrebbe tener conto di chi legge, della sua impossibilità di rivolgere allo scrivente domande dirette esplicative, di chiarirsi dei dubbi che la lettura suscita.
In particolar modo sono comparsi recentemente sulla stampa articoli allarmistici sull' ingente aumento di consumo di antidepressivi da parte dei giovani, lasciando intendere, abbastanza esplicitamente, che questo fenomeno sia dovuto alla faciloneria e superficialità con la quale si cerca , non di risolvere, ma piuttosto coprire i dolori dell'anima con i farmaci, farmaci peraltro pericolosi, spesso dannosi e nella maggior parte dei casi inutili. Questo si evince da tali articoli.
Come psichiatra, considero mio dovere morale oppormi violentemente e contrastare questa superficiale, tendenziosa, falsa e deviante interpretazione, frutto piuttosto di pregiudizi, invece che di precise documentazioni.
La depressione, ben diversa dalla malinconia, dalla tristezza dell'animo, che alimenta ed ha alimentato scrittori e poeti, è una malattia, una malattia atroce che induce paurose sofferenze come e forse maggiori di tante altre malattie organiche. E' una malattia curabile e nella cura un ruolo importantissimo è rappresentato dagli psicofarmaci antidepressivi che dalla loro introduzione hanno rivoluzionato il destino e le sofferenze di tantissimi pazienti depressi, i quali prima di essi nulla avevano per lenire le loro sofferenze.
La depressione è in tragico, inquietante aumento presso i giovani e addirittura i bambini. Questo fenomeno doloroso ha certamente tante cause, ma tra queste importante è la maggior fragilità psicologica dei nostri ragazzi rispetto alle generazioni precedenti, accompagnata, a peggiorarla, da una drammatica penuria, o assenza di valori e ideali cui riferirsi e appigliarsi nei momenti bui.
Demonizzare gli psicofarmaci antidepressivi, ridurli e mistificarli alla stregua di droghe per anestetizzare il dolore esistenziale è falso, ingiusto e soprattutto pericoloso perchè si ingenera così un pericoloso equivoco ed una paura immotivata, utile solo a tenere lontani i malati da vere terapie, a favore, mi assumo intera la responsabilità di quanto affermo, di altre terapie assurde ed inefficaci, ma che convengono a chi le pratica, ottenendone lauti guadagni.
DomenicoMazzullo d.mazzullo@tiscali.it
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