Nonostante la sincera antipatia che provo per lui e per il suo atteggiamento di buonismo da Notte di Natale, con tanto di accompagnamento musicale (Stille Nacht, o Tu scendi dalle stelle, a seconda delle circostanze) confesso e per primo ho stupito me stesso, che questa volta il povero Walter mi ha fatto un poco pena e ha suscitato, entro di me, un sentimento che un poco si avvicina quasi alla simpatia, immaginandolo, povera pecorella smarrita, tra le grinfie della Volpe e del Gatto, che questa volta hanno assunto le sembianze di Papa Benedetto XVI e del Suo scudiero il Cardinale Ruini.
Ma come avrebbe potuto il mite e buon Walter non soccombere sotto le critiche della Massima Autorità della Chiesa e del Suo Vice, vecchie volpi, esperte nelle arti subdole della politica vaticana, raffinatasi in secoli di esercizio del potere?
Da laico che festeggia ogni anno, a Porta Pia, il XX Settembre 1870, data che pose fine, almeno formalmente, all' iniquo potere temporale della Chiesa e che considera la Repubblica Romana del 1849 il momento più fulgido del Risorgimento, non ho potuto fare a meno di sorridere e gioire per il trambusto e lo sconcerto provocato dalle parole del Pontefice, negli ambienti capitolini e della politica nazionale, ma anche indignarmi per la ennesima, iniqua intromissione assolutamente fuori luogo, da parte della Chiesa e del Suo Capo, negli affari del nostro Paese.
"Un evento tragico come l'omicidio di Giovanna Reggiani, ha posto bruscamente i cittadini di fronte al problema non solo della sicurezza, ma anche del gravissimo degrado di alcune aree di Roma". Queste le testuali parole del Papa, chiare, nette, precise, inconfondibili, parole che condivido in tutto e per tutto nella sostanza, ma che non dovrebbero essere pronunciate dal Papa e che rappresentano, torno a dirlo, una Sua ingiusta ed ingiustificata intromissione in affari che non sono i Suoi, una al minimo, maleducata ingerenza, nelle competenze di altre persone. Al Papa gli affari della Sua Chiesa e dello spirito, a coloro cui spettano di diritto, gli affari terreni e in questo caso dell'Italia e della Sua capitale.
E se ad un laico come me risulta estremamente fastidiosa e sgradevole, l'ingerenza ingiustificata e assolutamente fuori luogo del capo di una confessione religiosa, in un ambito che non è assolutamente di sua competenza e che esula dai suoi limiti e dalle sue prerogative, ancora di più mi sconcerta l'atteggiamento dei nostri politici che, invece di richiamare la persona che ha travalicato i propri limiti, all'ordine, si intimidiscono e si umiliano, si spaventano, si perdono in interpretazioni e valutazioni del verbo papale, comunque assumendo un atteggiamento di vergognosa sottomissione, quasi fossero bambini rimproverati da un genitore, o da un insegnante, prova di assoluta debolezza e di scarsa consapevolezza dei propri compiti ed attribuzioni, delle proprie responsabilità di fronte ai cittadini, religiosi e laici, tutti.
Solo pochi giorni addietro e in circostanze analoghe la vicepresidente del Governo spagnolo, signora Fernandez de la Vega ha ufficialmente pronunciato queste parole, in risposta ad una indebita ingerenza della Chiesa negli affari interni dello Stato spagnolo:"La società spagnola non è disposta a tornare ai tempi in cui una morale unica era imposta a tutto il Paese, nè ha bisogno di tutele morali. Tanto meno ne ha bisogno il governo che non le accetta".
Parole ferme, dignitose, ineludibili e inappellabili, ma la "cattolicissima Spagna" lo sappiamo, ha nei Suoi politici, persone di tutt'altra dignità dei nostri e poi, particolare non trascurabile, non accoglie entro i propri confini il Papa, ospite non da tutti gradito.
Ma a tranquillizzare tutti i nostri politici sottomessi, giungono per fortuna, le successive e rassicuranti parole della autorità ecclesiale più accreditata, che precisano e vogliono far credere, che le chiare ed esplicite rampogne papali, di evidente, inconfondibile ed ineludibile significato, sono state mal interpretate e strumentalizzate da una parte politica avversa. Queste successive precisazioni e rassicurazioni, offendono la intelligenza di chi le ascolta e si manifestano ancora una volta, come prova ed esempio della ambiguità e della capacità di mistificazione tipica della raffinata e nei secoli affinata, scuola politica cattolica. Come possono infatti essere mal interpretate, parole di critica così esplicite e nette, chiare ed evidenti, come quelle letteralmente riportate in precedenza dal discorso papale?
Ma le rassicurazioni e precisazioni a posteriori hanno raggiunto il loro effetto, il mite Walter Veltroni è contento di godere ancora della stima e dell'apprezzamento papale, la pace è fatta con reciproca soddisfazione di tutti e la politica terrena e quella spirituale possono tornare a stringersi la mano.
Tutti felici, quindi, meno chi, laicamente crede ancora in una legittima separazione tra Chiesa e Stato, in una reciproca libertà nell'ambito delle proprie specifiche competenze.
Ma al termine di questo discorso mi sorge subitaneo ed inquietante un dubbio: che il Papa sia tanto preoccupato del "gravissimo degrado di alcune aree di Roma" perchè il Suo Vaticano è ospitato proprio nel cuore di quella stessa Roma, così degradata?
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it
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