lunedì 5 aprile 2010

Chiacchiericcio


"Chiacchiericcio?"
Incuriosito dalla frequenza con la quale il termine, non certo comune, quasi obsoleto, è stato usato nelle alte sfere del Vaticano e per precisare dal Papa in persona, nella messa della Domenico delle Palme e ripreso nella domenica successiva, quella di Pasqua, in piazza San Pietro, nel messaggio fuori protocollo, rivolto dal cardinale Angelo Sodano a Benedetto XVI, rammentandone il significato, ma desiderandone una dotta e certa conferma, ho consultato più di un dizionario per aver rassicurazione, traendone sempre lo stesso significante:
"Chiacchiericcio= il chiacchierare prolungato e confuso di più persone su argomenti futili.
Con la intenzione di ben comprendere il messaggio e il pensiero del Santo Padre e successivamente quello del Suo cardinale, ho voluto rileggere, più e più volte, parola per parola e con estrema attenzione il Suo discorso e quello del Suo cardinale per non correre il facile e oggi frequente rischio di travisarne il senso e di essere quindi tratto in errore nella sua interpretazione, anzi per facilitare l'incauto mio lettore, lo riporto nei tratti più importanti, come l'ho ricavato dalla stampa:
"L'Uomo-ha detto il Papa-può scegliere una via comoda e scansare ogni fatica. Può anche scendere verso il basso, il volgare. Può sprofondare nella palude della menzogna e della disonestà. Gesù però cammina avanti a noi e va verso l'alto. Egli ci conduce verso ciò che è grande, puro, ci conduce verso l'aria salubre delle altezze, verso la vita secondo verità, verso il coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti, verso la pazienza che sopporta e sostiene l'altro".
A questo esplicito discorso ha fatto eco e seguito il messaggio che, fuori di protocollo e sua sponte, il cardinale Sodano ha rivolto al Papa in occasione della messa pasquale in piazza San Pietro e del quale, per parità di cronaca, riporto i tratti salienti:
"E' con Lei il popolo di Dio che non si lascia impressionare dal chiacchiericcio del momento, dalle prove che talora vengono a colpire la comunità dei credenti".
Orbene, ferma rimanendo la constatazione che il termine "chiacchiericcio" debba essere particolarmente gradito e ben abituale nel vocabolario ecclesiastico e certamente ben conosciuto nel suo significato intrinseco e non certo elogiativo, non voglio e non posso credere, anzi mi rifiuto di credere che detto termine, usato in ben due discorsi ufficiali, possa riferirsi, come invece tutta la stampa e tutta la opinione pubblica ha concluso con maliziosa faciloneria e superficialità, alle ben note vicende di pedofilia, agli scandali di preti pedofili che stanno infangando il buon nome e la rispettabilità della Chiesa cattolica, in Europa, in Irlanda, in America, in Australia, arrivando a lambire addirittura le immacolate vesti del Papa stesso.
Non voglio, non posso e mi rifiuto di credere che il succitato termine "chiacchiericcio" possa mai rivolgersi, possa esser stato utilizzato per definire, dispregiativamente, le innumerevoli denunce di chi è stato vittima innocente delle lubriche brame di sacerdoti che, dimentichi della loro missione, hanno approfittato della innocenza di giovinetti a loro affidati. e ancor peggio della onerosa connivenza di chi, sapendo, ha taciuto, ha protetto e coperto per non disonorare il buon nome della Istituzione.
Non voglio, non posso e mi rifiuto di credere che si sia potuto definire, da parte di tali Autorità spirituali, "chiacchiericcio", ossia come recita il dizionario "il chiacchierare prolungato e confuso di più persone su argomenti futili", lo sconcerto, lo stupore, lo sgomento, il disorientamento che ha colpito la popolazione dei credenti e non, di fronte a notizie così allarmanti ed incredibili al solo pensarle.
Perchè se così fosse, ma mi indigno e mi censuro al solo formulare questo pensiero, allora bisognerebbe desumere che il Papa e il Suo cardinale ritengono nel loro intimo, che il suddetto sgomento e disorientamento, la legittima indignazione e la richiesta di chiarezza e limpidezza da parte dei fedeli, possa essere considerato alla stregua di un confuso e prolungato, inconcludente e fastidioso parlare di più persone, ma ancor più gravemente, che l'argomento di questo parlare, ossia le vessazioni subite da vittime innocenti, i danni morali e materiali da queste subite, sia un soggetto futile e trascurabile.
Non posso immaginare che il Santo Padre e il Suo cardinale, così attenti e prudenti nell'uso appropriato dei termini con cui si esprimono nei loro discorsi ufficiali, siano potuti incorrere, inciampare in una leggerezza simile, in una tale svista di significati, pur se in questi ultimi tempi la Chiesa, forse sconcertata ed innervosita, stupita e addolorata per attacchi da più parti, cui non era abituata, più volte ha dovuto correggere quanto detto, precisare, modulare, stemperare, mitigare il significato delle sue parole che hanno sollevato la suscettibilità di altri prima umilmente ossequienti.
Non posso immaginare che la Chiesa, così generosa verso noi peccatori di consigli, di stimoli positivi, di esortazioni morali, di esempi spirituali, possa aver confuso e scambiato il suo ruolo di carnefice, per mano di suoi esponenti infedeli, con quello di vittima di un chiacchiericcio vile e calunnioso.
Si potrebbe mestamente concludere che "i tempi sono cambiati" e che "non c'è più religione".
Domenico Mazzullo

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