martedì 4 maggio 2010

W l'Italia unita



Per fortuna la mia nevrosi di conservare tutto, in opposizione, così mi ha spiegato lo psicoanalista, alla compulsione di mia madre buonanima di disfarsi di tutto per far spazio non si sa a cosa, in questa particolare occasione mi è giunta in aiuto e mi è stata utile per risolvere un angoscioso quesito e dubbio che da questa mattina mi attanagliava pressante ed inquietante, da quando la lettura alla pallida luce dell'alba dei quotidiani del giorno, almeno tre, per esercitare un dovuto confronto, mi ha gettato e precipitato nella più angosciante e destrutturante incertezza della memoria non ancora, spero, senile.

In occasione infatti dell'inizio delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario della Unità d'Italia, ricorrenza che il nostro paese si accinge a festeggiare con non unanimi entusiasmi, la freddezza della Lega, anticipata ed in un certo senso coerente, non mi ha affatto stupito in quanto attesa e annunciata, mentre invece mi ha stupito, emozionato e commosso l'entusiasmo patriottico con cui si è espresso il Presidente della Cei, Cardinale Bagnasco, capo dei vescovi italiani da Lui esortati ad unirsi festosi all'anniversario:"Io credo che l'Unità d'Italia sia nel cuore di tutti. Credo fermamente che sia opportuno partecipare con tutte le nostre energie culturali e nelle forme più varie alle celebrazioni del prossimo anno. La ricorrenza dovrebbe trasformarsi in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani".
A queste parole fanno da eco quelle del Presidente Giorgio Napolitano che ricorda grato "il grande contributo dei cattolici e della Chiesa per l'Unità d'Italia".

Emozionato, irretito, commosso, infiammato di ardore patriottico dalle parole unanimi dei due Presidenti, ma roso da un dubbio atroce, da una inquietante incertezza ed esitazione della memoria, sono corso giù in cantina a consultare i miei libri di scuola, di Storia per l'appunto, delle classi elementari, delle medie e del liceo, per non correre il rischio di lasciare qualcosa di intentato e rinverdire i miei lontani ricordi della materia.

Grande è stato il mio stupore, lo sconcerto e la delusione nel leggere su detti testi, ma la mia memoria così ricordava, che il Papa e la Chiesa tutta, sono stati tra i più fieri oppositori, avversari e nemici dell'Unità d'italia, conclusasi il XX Settembre 1870 con la presa, manu militari, di Roma, ultimo baluardo del potere temporale della Chiesa, e che costò a Vittorio Emanuele II, rè d'Italia, la scomunica papale.
Ma facendo un salto temporale indietro leggo su detti libri di Storia di Angiolo Targhini e Leonida Montanari, entrambi carbonari e il secondo anche framassone, giustiziati per ordine del Papa Leone XII e per mezzo di decapitazione a Roma in Piazza del Popolo il 23 Novembre 1825, da Mastro Titta, il boia papale, che così annotava a proposito dei due patrioti nelle "Memorie di un carnefice scritte da lui stesso":
"Decapitai al Popolo Angiolo Targhini e Leonida Montanari due cospiratori contro il governo di Sua Santità appartenenti alla setta dei Carbonari".
Ma leggo ancora avanti della "Repubblica Romana" nel 1849 dei Triumviri Mazzini, Saffi e Armellini, e del Generale Giuseppe Garibaldi, uno degli esempi più fulgidi e gloriosi del nostro Risorgimento, che strappò al Papa Pio IX il potere temporale per soli cinque mesi, dal 9 Febbraio al 4 di Luglio del 1849, pochissimi, ma sufficienti per donare a Roma una Costituzione, che avrebbe fatto da modello alla Costituzione attualmente vigente in Italia.
Ogni anno il 6 di Luglio mi reco al Gianicolo, luogo sacro alla Patria, al Sacrario dei caduti per la difesa di Roma, a rendere omaggio alla tomba di Goffredo Mameli, morto a soli 22 anni per difendere Roma contro le truppe francesi di Napoleone III giunte in soccorso del Papa e con l'occasione mi inchino davanti alle lapidi che riportano i nomi dei patrioti caduti per Roma tra i quali Angelo Brunetti detto Ciceruacchio giustiziato per ordine del Papa, assieme al figlio Lorenzo di soli 13 anni.
Penso con commozione ai fratelli Enrico e Giovanni Cairoli morti il 23 Ottobre 1867 a Villa Glori, a Giuditta Tavani Arquati patriota romana trucidata assieme a tutta la Sua famiglia il 25 Ottobre 1867 dagli zuavi pontifici e ai patrioti Monti e Tognetti ultimi giustiziati dallo Stato pontificio, per ordine del Papa Rè il 24 Novembre del 1868 e in ultimo ai caduti il XX Settembre 1870 a Porta Pia.
Ma allora, mi chiedo con stupore e costernazione, a cosa si riferiscono le parole del Cardinale Bagnasco?
Forse al merito della Chiesa di essere stata una fiera e feroce oppositrice della Unità d'Italia, tanto da rendere questi Patrioti degli Eroi ?
Domenico Mazzullo




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