martedì 19 ottobre 2010

Lutto

Non ho trovato immagine migliore, più adatta, per commentare, o introdurre visivamente quanto mi accingo a scrivere e penso in questo momento.
Ogni giorno in tutto il mondo muoiono innumerevoli persone. La maggior parte di queste rimangono da noi ignorate. Alcune vengono conosciute dalle pagine dei giornali, o dalle immagini televisive e rimangono nella nostra memoria per pochi attimi, il tempo di esaurirsi della notizia, che ormai ci lascia indifferenti, poche ci riguardano personalmente e toccano i nostri affetti più cari, la nostra intimità, la nostra vita.
In questi giorni una morte, una scomparsa, riguarda tutti noi personalmente, in quanto esseri umani, appartenenti ad una umanità che si ostina ancora orgogliosamente a chiamarsi civile.
Mi riferisco alla morte di Sarah Scazzi, la adolescente uccisa forse dallo zio, forse dalla cugina, forse anche da altri che sapevano ed hanno taciuto, che sanno e tacciono.
Fedele all'insegnamento di Cesare Beccaria uso il "forse" perchè ciascuno è innocente fino a che non venga appurata con assoluta certezza la sua colpevolezza.
Ma non è questo che mi interessa adesso. Ciò che mi colpisce e mi sconcerta è che la nostra vita, la vita di tutti noi procede esattamente eguale a prima, esattamente secondo gli stessi binari dopo che una adolescente, poco più che bambina è stata uccisa, attratta in un agguato premeditato, mentre ignara pensava di recarsi al mare assieme alla cugina e ad una amica e forse, sempre forse, il delitto è maturato nell'ambito della sua stessa famiglia.
Mi sconvolge l'indifferenza con cui accogliamo e facciamo nostre certe notizie, indifferenza rotta solo dalla morbosa curiosità di coloro che si recano in gita la domenica sul luogo del delitto, per vedere, per toccare con mano, per curiosare, per fotografare, per rubare qualche commento.
Forse questa indifferenza collettiva, questa orrenda e morbosa curiosità mi spaventa più dello stesso delitto, perchè se la malvagità esiste e provoca certi fatti orrendi, ancora più malvagia è l'indifferenza di chi a questi fatti assiste direttamente o indirettamente e non fa nulla, o peggio agisce soddisfacendo la propria bramosia di curiosità.
Ma forse, al di fuori dei familiari, una persona veramente addolorata per la morte di Sarah c'è, forse ancora non sa, forse ancora non ha compreso che Sarah è morta e non tornerà più, forse ancora La aspetta fiduciosamente.
Si chiama Saetta. E' un cane randagio, un cane che Sarah aveva per così dire adottato da tempo e che La seguiva ovunque, che La accompagnava non appena la vedeva uscire di casa e che certamente La ha accompagnata anche quel tragico pomeriggio quando Sarah che credeva di andare al mare, andava invece incontro alla morte.
E Saetta è rimasto lì, davanti a quel cancello marrone che tutti abbiamo visto, che ci è diventato ormai familiare, quel cancello che Sarah ha varcato da viva e dal quale non è più uscita, viva.
E Saetta ignaro di quanto è accaduto lì dentro alla sua Sarah è rimasto ad attenderLa, convinto che prima o poi Sarah sarebbe comparsa di nuovo ad accarezzarlo e a lasciarsi accompagnare.
Con questa speranza Saetta è rimasto lì anche quando davanti a quel cncello sono comparse le telecamere, gli investigatori, i volontari che cercavano Sarah per ogni dove e forse si chiedeva il perchè di tanto trambusto insolito e disturbante.
Non poteva capire, non poteva immaginare. Sapeva solo che Sarah era entrata lì e da lì sarebbe dovuta uscire e lui La attendeva fiducioso.
In molti avranno notato questo cane randagio aggirarsi nei pressi, gurdare, fissare quel maledetto cancello marrone, senza perderlo di vista un attimo, perchè da lì sarebbe dovuta uscire Sarah per accarezzarlo di nuovo, ma nessuno ha fatto caso, nessuno ha compreso.
Povera Sarah, povero Saetta, forse un giorno capirai che Sarah non verrà più ad accarezzarti, o forse no, forse fedele come sei, continuerai ad aspettarLa chiedendoti perchè tarda tanto, perchè non compare, ma sempre fiducioso che La vedrai ricomparire per accarezzarti come sempre.
Caro Saetta, non sei il primo e non sei l'ultimo nella tua fedeltà. Un tuo fratello famoso, al quale è stato dedicato un film ed un libro, Hachiko, in Giappone, ha atteso per anni alla stazione che il suo padrone facesse ritorno con il treno e qui in Italia un altro tuo fratello ha meritato addirittura l'onore di un monumento, sempre in una stazione, ove per anni ha atteso invano che il suo padrone ferroviere scendesse da quel treno dal quale sempre era solito scendere, prima che morisse.
Caro Saetta forse la natura è stata pietosa con Te e Ti ha voluto premiare per la Tua bontà e la Tua fedeltà non permettendoti di comprendere il linguaggio degli umani e impedendoti quindi di conoscere, dalle loro parole, la verità, di apprendere da loro che Sarah non tornerà più uccisa dalle mani di uno di loro, che per causa di uno di loro Sarah non potrà più accarezzarti e tu non La potrai più accompagnare come sempre.
Forse è meglio così, perchè in questo modo Tu potrai continuare a sperare di vederLa ricomparire da quel cancello ove La hai lasciata e non smetterai di amare gli esseri umani, come invece meriterebbero.
Domenico Mazzullo
d.mazzullo@tiscali.it
http://www.studiomazzullo.com/

5 commenti:

Unknown ha detto...

Grazie Domenico, come sempre vai al cuore dei problemi.
Mi permetto di inviarti il pezzo che ho scritto qualche giorno fa per gliitaliani.it a proposito dell'osceno circo mediatico...

Adesso lasciate che Sarah riposi in pace
di Marco Stefano Vitiello

Non bastava l'orrore in se stesso, non bastava il silenzio affranto di chi l'amava veramente.

Il circo mediatico non si è fermato, ha violato ogni regola, ha calpestato ogni possibile ostacolo al trionfo della oscena esibizione di improvvisati cronisti e squallidi (ben retribuiti) opinionisti.

Ancora una volta bisognava soddisfare la perversa voglia di particolari indecenti, la morbosa curiosità di tutte quelle persone che volevano sapere se era stata violata prima o dopo la morte.

Quel che resta del giornalismo italiano ha sceso un altro gradino verso il baratro e a nulla sono serviti gli avvisi, gli appelli di chi chiedeva che venissero spente le telecamere, che venissero abbandonate le postazioni acquisite nel piccolo paese pugliese.

Spinti dalla irrefrenabile necessità di fornire un dettaglio in più, gli sciacalli si sono avventati su ogni possibile conoscente, su ogni possibile confidente pur di non lasciare ad altri sciacalli un solo particolare, un aspetto poco noto della breve vita della quindicenne.

E quanti spettatori inebetiti, quanti padri, quante madri hanno esorcizzato le proprie paure relegandole nello schermo, quante beghine hanno snocciolato il rosario guardando i programmi pomeridiani con la bava alla bocca e le orecchie attente a non perdere una sola battuta, un solo respiro, una sola possibile emozione.

Che spettacolo immondo, che violenza, che schifo!

Persino il quotidiano francese Le Monde ha dedicato un articolo alla deriva dei professionisti di questo infame accanimento mediatico, professionisti della televisione del dolore, tanto simili a quei bambini che strappano le ali alle farfalle, con crudeltà, lentamente, e poi stanno lì a guardarle morire.

Aveva ragione Ungaretti, ma dubito che questa gente conosca i suoi versi...
"Cessate d'uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.

Hanno l'impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell'erba,
Lieta dove non passa l'uomo"

Unknown ha detto...

Grazie Domenico, come sempre vai al cuore dei problemi.
Mi permetto di inviarti il pezzo che ho scritto qualche giorno fa per gliitaliani.it a proposito dell'osceno circo mediatico...

Adesso lasciate che Sarah riposi in pace
di Marco Stefano Vitiello

Non bastava l'orrore in se stesso, non bastava il silenzio affranto di chi l'amava veramente.

Il circo mediatico non si è fermato, ha violato ogni regola, ha calpestato ogni possibile ostacolo al trionfo della oscena esibizione di improvvisati cronisti e squallidi (ben retribuiti) opinionisti.

Ancora una volta bisognava soddisfare la perversa voglia di particolari indecenti, la morbosa curiosità di tutte quelle persone che volevano sapere se era stata violata prima o dopo la morte.

Quel che resta del giornalismo italiano ha sceso un altro gradino verso il baratro e a nulla sono serviti gli avvisi, gli appelli di chi chiedeva che venissero spente le telecamere, che venissero abbandonate le postazioni acquisite nel piccolo paese pugliese.

Spinti dalla irrefrenabile necessità di fornire un dettaglio in più, gli sciacalli si sono avventati su ogni possibile conoscente, su ogni possibile confidente pur di non lasciare ad altri sciacalli un solo particolare, un aspetto poco noto della breve vita della quindicenne.

E quanti spettatori inebetiti, quanti padri, quante madri hanno esorcizzato le proprie paure relegandole nello schermo, quante beghine hanno snocciolato il rosario guardando i programmi pomeridiani con la bava alla bocca e le orecchie attente a non perdere una sola battuta, un solo respiro, una sola possibile emozione.

Che spettacolo immondo, che violenza, che schifo!

Persino il quotidiano francese Le Monde ha dedicato un articolo alla deriva dei professionisti di questo infame accanimento mediatico, professionisti della televisione del dolore, tanto simili a quei bambini che strappano le ali alle farfalle, con crudeltà, lentamente, e poi stanno lì a guardarle morire.

Aveva ragione Ungaretti, ma dubito che questa gente conosca i suoi versi...
"Cessate d'uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.

Hanno l'impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell'erba,
Lieta dove non passa l'uomo"

Unknown ha detto...

Grazie Domenico, come sempre vai al cuore dei problemi.
Mi permetto di inviarti il pezzo che ho scritto qualche giorno fa per gliitaliani.it a proposito dell'osceno circo mediatico...

Adesso lasciate che Sarah riposi in pace
di Marco Stefano Vitiello

Non bastava l'orrore in se stesso, non bastava il silenzio affranto di chi l'amava veramente.

Il circo mediatico non si è fermato, ha violato ogni regola, ha calpestato ogni possibile ostacolo al trionfo della oscena esibizione di improvvisati cronisti e squallidi (ben retribuiti) opinionisti.

Ancora una volta bisognava soddisfare la perversa voglia di particolari indecenti, la morbosa curiosità di tutte quelle persone che volevano sapere se era stata violata prima o dopo la morte.

Quel che resta del giornalismo italiano ha sceso un altro gradino verso il baratro e a nulla sono serviti gli avvisi, gli appelli di chi chiedeva che venissero spente le telecamere, che venissero abbandonate le postazioni acquisite nel piccolo paese pugliese.

Spinti dalla irrefrenabile necessità di fornire un dettaglio in più, gli sciacalli si sono avventati su ogni possibile conoscente, su ogni possibile confidente pur di non lasciare ad altri sciacalli un solo particolare, un aspetto poco noto della breve vita della quindicenne.

E quanti spettatori inebetiti, quanti padri, quante madri hanno esorcizzato le proprie paure relegandole nello schermo, quante beghine hanno snocciolato il rosario guardando i programmi pomeridiani con la bava alla bocca e le orecchie attente a non perdere una sola battuta, un solo respiro, una sola possibile emozione.

Che spettacolo immondo, che violenza, che schifo!

Persino il quotidiano francese Le Monde ha dedicato un articolo alla deriva dei professionisti di questo infame accanimento mediatico, professionisti della televisione del dolore, tanto simili a quei bambini che strappano le ali alle farfalle, con crudeltà, lentamente, e poi stanno lì a guardarle morire.

Aveva ragione Ungaretti, ma dubito che questa gente conosca i suoi versi...
"Cessate d'uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.

Hanno l'impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell'erba,
Lieta dove non passa l'uomo"

Unknown ha detto...

Grazie Domenico, come sempre vai al cuore dei problemi.
Mi permetto di inviarti il pezzo che ho scritto qualche giorno fa per gliitaliani.it a proposito dell'osceno circo mediatico...

Adesso lasciate che Sarah riposi in pace
di Marco Stefano Vitiello

Non bastava l'orrore in se stesso, non bastava il silenzio affranto di chi l'amava veramente.

Il circo mediatico non si è fermato, ha violato ogni regola, ha calpestato ogni possibile ostacolo al trionfo della oscena esibizione di improvvisati cronisti e squallidi (ben retribuiti) opinionisti.

Ancora una volta bisognava soddisfare la perversa voglia di particolari indecenti, la morbosa curiosità di tutte quelle persone che volevano sapere se era stata violata prima o dopo la morte.

Quel che resta del giornalismo italiano ha sceso un altro gradino verso il baratro e a nulla sono serviti gli avvisi, gli appelli di chi chiedeva che venissero spente le telecamere, che venissero abbandonate le postazioni acquisite nel piccolo paese pugliese.

Spinti dalla irrefrenabile necessità di fornire un dettaglio in più, gli sciacalli si sono avventati su ogni possibile conoscente, su ogni possibile confidente pur di non lasciare ad altri sciacalli un solo particolare, un aspetto poco noto della breve vita della quindicenne.

E quanti spettatori inebetiti, quanti padri, quante madri hanno esorcizzato le proprie paure relegandole nello schermo, quante beghine hanno snocciolato il rosario guardando i programmi pomeridiani con la bava alla bocca e le orecchie attente a non perdere una sola battuta, un solo respiro, una sola possibile emozione.

Che spettacolo immondo, che violenza, che schifo!

Persino il quotidiano francese Le Monde ha dedicato un articolo alla deriva dei professionisti di questo infame accanimento mediatico, professionisti della televisione del dolore, tanto simili a quei bambini che strappano le ali alle farfalle, con crudeltà, lentamente, e poi stanno lì a guardarle morire.

Aveva ragione Ungaretti, ma dubito che questa gente conosca i suoi versi...
"Cessate d'uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
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Del crescere dell'erba,
Lieta dove non passa l'uomo"

seso ha detto...

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