martedì 25 gennaio 2011

Siamo un Paese sotto tutela?


Abito proprio dietro Porta Pia, a due passi da Questa e quando, quasi ogni giorno, vi passo davanti, sollevo lo sguardo verso la lapide che reca incisi sopra, i nomi dei caduti dell'Esercito Italiano, morti per liberare Roma dal potere temporale del Papa Re, idealmente a rendere omaggio alla Loro memoria e a rendere Loro grazie per avermi permesso di nascere in uno Stato libero, laico e sovrano e non essere invece suddito del Papa.
Ma forse ho esagerato ottimisticamente con gli aggettivi.
Libero? Laico? Sovrano?
Lo è davvero il nostro Paese?
Sulla carta certamente sì e così pensano i suoi cittadini, ma a prestare maggiore attenzione e neppure tanta, mi sembra evidente che i tre aggettivi che ho usato risultino tristemente sproporzionati, falsi, inadeguati, mendaci e fuorvianti.
Purtroppo temo che neppure uno di questi possa applicarsi adeguatamente al nostro Paese e al nostro Stato, così come avrebbero voluto i Suoi Artefici, Mazzini, Garibaldi, Cavour, che su fronti diversi e con ideologie diverse, dedicarono la loro vita a perseguire questo obbiettivo comune.
Ho volutamente tralasciato il quarto personaggio, Vittorio Emanuele II, primo re di Italia, che si sentì talmente "primo re di Italia" da voler continuare a chiamarsi Vittorio Emanuele II.
"Libera Chiesa in libero Stato" era il motto continuo di Cavour, il Suo credo, la Sua idea portante.
Di questa idea, purtroppo, solo la prima parte si è realizzata appieno, mentre la seconda non lo ha mai fatto, se non per un breve periodo, troppo breve perchè si consolidasse, periodo felice interrottosi con lo sciagurato Concordato ed i Patti Lateranensi del 1929.
Da allora lo Stato italiano ha smesso di essere libero totalmente, ma è divenuto uno Stato "sotto tutela", sotto tutela della Chiesa, naturalmente, che servendosi di artifici ora evidenti, ora subdoli e sotterranei, ingerisce pesantemente nei nostri affari interni.
Lo ha sempre fatto, invero, ma oggi, in presenza di una classe politica inetta ed incapace di difendere le proprie prerogative e la propria libertà, lo fa ancora più apertamente e sprezzantemente, erigendosi al ruolo di giudice super partes, di guida spirituale, che come tale è anche morale e che, con un salto logico che non le è nuovo, diventa anche materiale.
Non è una novità. Basti pensare per questo alla "lotta per le investiture" di medioevale memoria e che vide il Papa e l'Imperatore l'un contro l'altro armati.
I tempi sono trascorsi, ma non sono cambiati, se il Cardinale Bagnasco, presidente della Cei, Conferenza episcopale italiana, si permette di entrare a gamba tesa, in casa nostra, esprimendo, non richiesto, il suo "autorevole parere", su affari personali del nostro paese che per nulla lo riguardano come cardinale, il quale se parla dal suo ruolo istituzionale e così mi sembra, si esprime come membro di uno stato estero.
"Nubi preoccupanti si addensano ancora una volta sul nostro Paese e provocano sgomento e disagio morale di fronte a spettacoli nefasti moralmente inaccettabili e pericolosi specialmente per i giovani, ma anche forti perplessità per comportamenti contrari al pubblico decoro e per stili di vita non compatibili con la sobrietà e la correttezza, ostentati da esponenti delle istituzioni e della politica.
Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda all'articolo 54."
Ho posto il termine nostra in evidenza perchè forse il Cardinale Bagnasco, in un impeto di entusiasmo, ha dimenticato che la Costituzione è la nostra, di noi italiani e non la sua, membro di uno stato estero.
Mi chiedo però perchè noi Italiani dobbiamo continuare a subire, così silenziosamente, così umilmente, così pronamente, le ingerenze indebite, non richieste, non gradite, non competenti, di esponenti di una Chiesa, ossia di una confessione religiosa, che autonominandosi autorità spirituale e quindi autonomamente anche morale, tout court pretende e si autoerige ad arbitro e giudice delle nostre vicende personali, più o meno discutibili.
Eppure non ho sentito la voce di nessun politico protestare, non ho sentito la voce di nessun politico chiedere:"ma come si permette?"
Non essendo io un politico e non avendo quindi interessi personali da difendere o conservare, lo faccio io.
"Ma come si permette?"
P.S. In tema di comportamenti immorali la Chiesa forse farebbe bene a tacere e proprio di questi tempi in odore di scandalo pedofilia, perchè di scheletri negli armadi ne ha proprio tanti, e ben nascosti.
Domenico Mazzullo

1 commento:

Unknown ha detto...

preciso e puntuale! Grazie Domenico
Marco Stefano