venerdì 5 gennaio 2007

EX SALUMIERE

Non leggo mai i necrologi sui giornali; e non perché mi ripugni e mi sconvolga l'idea della morte; che anzi, a volte, accarezzo con curiosità, con calma, con interesse, ma mai, per fortuna con paura o con panico; non leggo i necrologi, perché la scomparsa delle persone che fanno parte o facevano parte della mia vita, mi è annunciala, mi è stata annunciata per altre vie, molto più personali e dirette: la dipartita di altre persone, di quelle che nella mia vita non sono mai entrate, mi dispiace sul piano umano, ma se Esse persone nella mia esistenza non sono mai entrate, non possono uscirne ora, sic et simpliciter. per opera di un piccolo annuncio su una pagina di un giornale.
Ma a volte il caso. la sorte, o una precisa volontà, di Colui o Colei, Che non conosciamo e regola e comanda le nostre vite ed i nostri destini, ci obbliga, ci impone, ci costringe ad occuparci, a prendere in considerazione cose, fatti o persone, di cui, non avremmo mai pensato, ci saremmo preoccupati.
L'occhio attento ad un articolo di giornale che mi interessava, mi avvinceva grandemente, è scivolato, così. per caso, è caduto, si è lascialo andare ad una deviazione laterale, ad una svista sinistra, ad un raptus incontrollato di lateropulsione, ed è stato rapito, captato, magnetizzato, stregato, da un piccolissimo, microscopico, quasi insignificante trafiletto, un necrologio appunto, che, senza la difesa, il baluardo, il vallo di righe nere orizzontali e verticali in "grassetto" che lo proteggessero e lo delimitassero, dagli altri, simili, ma molto più imperiosi ed ipertrofici, restava schiacciato, compresso, costretto, tra questi fratelli maggiori, più violentemente presenti e denunciami la propria importanza.
Forse è stata proprio questa umiltà, questa sottile modestia, questo desiderio quasi di scomparire, di nascondersi, di non mostrarsi, di annullare con la propria "non esistenza", la notizia in esso contenuta, di donare, con la propria morte, la vita. a Colui il Quale, la Vita aveva abbandonato, e la Cui dipartita era da esso annunciata, comunicata, forse è stato questo altruistico desiderio di suicidio, questo generoso quanto inattuabile conato di sacrificare se stesso, per far rivivere l'Altro, che ha attratto l'attenzione del mio occhio altrimenti attento e più prosaicamente interessato.
Il modesto necrologio, ma forse questo nome, questa roboante quanto specifica denominazione, gli era aliena e di fastidio, non era sormontato da nulla; nessun simbolo, cristiano o di altra confessione, nessuna corona, nessuno stemma nobiliare, di casata o affini, denunciante l'appartenenza di "Chi era stato", a qualche religione, a qualche famiglia nobile, a qualche partilo politico, club esclusivo, organizzazione culturale, campeggiava su di esso e lo sormontava, a dargli tono ed importanza, serietà e pregnanza.
Solo poche, pochissime parole, scritte in piccolo, assolute, essenziali, di quella essenzialità e parsimonia che solamente la economia dei denari possono dare e conferire; nessuna elargizione, nessuna concessione, nessuna liberà a giri di frase, o di parole, a formule di rito, a convenzioni sociali, nessuna manifestazione di soverchio dolore, o di cristiana rassegnazione, di sottomissione alla ineluttabilità della morte, o di speranza e fiducia nella resurrezione; nessuno: «Strappato all'affetto dei suoi cari» oppure «improvvisamente colto da una morte crudele e prematura», oppure «munito dei conforti religiosi si è definitivamente addormentato», oppure «dopo lunga e penosissima malattia si è cristianamente spento-.», ma solamente: «E' mancato G. A. - (ometto il nome completo per doveroso rispetto a Chi non è più)-ex salumiere. Funerali in G. ore 14.15 partendo da via V. n. 17». Non Ti ho conosciuto in vita, caro G.A. ex salumiere, ma Ti ho sentito subito a me vicino e mi dispiace che Tu sia morto, senza poterTi essere amico.Nella Tua Esistenza non sei stato Commendatore, Grande Ufficiale, Cavaliere di Gran Croce, Difensore del Santo Sepolcro o Conestabile dell'Ordine di S. Giovanni e Lazzaro; neppure Medaglia d'Oro al Valor Militare, o Cavaliere di Vittorio Veneto; neppure Professore emerito o Decano di qualche Università; o almeno Capo Divisione o Capo Sezione in pensione, presso un qualsiasi Ministero; la Vita non Ti ha concesso di essere Vice Brigadiere dei Carabinieri o della Guardia di Finanza o Maestro elementare "vivo imperituramente nella memoria dei suoi allievi»; non Ti ha permesso di far seguire al Tuo nome nel necrologio, uno di quei tanti astrusi titoli, che a Te defunto non servono più per nulla, ma contano ancora per coloro i quali Ti sono sopravvissuti e quel necrologio hanno scritto. I Tuoi Cari non hanno trovato nulla di più, nulla di meglio, per onorarTi e ricordarTi agli altri, che quel brevissimo, conciso e lapidario "ex salumiere" il quale sintetizza, conchiude e conclude tutta intiera la Tua Vita. in due sole parole. Ma mentre rifletto su di esse, mi sorge subitaneo, improvviso un dubbio: una incertezza, una paura: «cosa significa quell'"ex" posto avanti a salumiere? Se è perché sei morto, non sei più tra noi, tra i vivi, allora esso è una assurda, inutile, quasi offensiva precisazione, a voler significare che la Morte, compendiata e simboleggiata, nonché sintetizzata in quel banale "ex" Ti ha cancellato, sottratto, alla memoria dei superstiti per ciò che sei stato, lasciandoTi solo per ciò che sei ora, un "ex salumiere"». E se invece, un "ex salumiere" Tu lo fossi diventalo già in vita? Se nella vita stessa, Tu avessi deciso di abbandonare la Tua specifica, precipua attività, per dedicarTi ad un'altra differente? Quale potrebbe essere stata quest'altra- questa ultima, non altrettanto dignitosa e qualificante della precedente, tale da non poter essere ricordala e menzionala nel necrologio dai Tuoi Cari? Forse un'attività illecita? Oscura? Squallida? O forse, e più semplicemente, nessuna attività? Forse stanco e provato dal lavoro, hai deciso di ritirarTi ed andare in pensione, per godere in pace i frutti della Tua onesta occupazione di salumiere, «prima che Morte non sopraggiunga». Ma essa è sopraggiunta puntuale, inesorabile, forse non crudele a strapparti alla Tua attività di "ex salumiere". Addio G.A. «mancato l'il marzo 1994, i Cui funerali si sono svolti alle ore 14.15 partendo da via V. n. 17 - Ex salumiere».

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