venerdì 5 gennaio 2007

Laicità

Inizio questo mio blog con un argomento che mi è particolarmente a cuore e che ha segnato entro di me, ma credo anche nella coscienza di tanti altri, questa ultima fine di anno.Riporto il testo della lettera inviata al mio amico Cesare Lanza e pubblicata nella Sua rubrica sul qutidiano Libero. Caro Cesare,

siamo prossimi al S. Natale e ti scrivo, non solo per farti gli auguri, come è piacere e regola di questi tempi, ma anche per proporti una riflessione, pubblica, su un tema che è a me particolarmente caro e sul quale molte volte abbiamo discusso in privato.
Come dicevo è Natale, siamo tutti più buoni, per la strada ci si saluta e automaticamente ci si scambia gli auguri, con un sorriso stampato sulle labbra, si odono le note melanconiche degli zampognari, i negozi sono pieni di inviti a donare agli amici e conoscenti, dalla radio si moltiplicano gli appelli alla generosità, a non lasciare, in questi giorni di festa gli anziani soli, addirittura ad invitare alla nostra tavola di Natale uno sconosciuto meno fortunato di noi, per non dire povero, nel cuore ci sentiamo tutti più buoni, in tempi di guerra addirittura venivano sospese le ostilità tra belligeranti, per onorare la ricorrenza eppure.......eppure oggi ho appreso che il Vicariato di Roma ha negato i funerali religiosi a Piergiorgio Welby, reo di aver desiderato la morte ed aver più volte pubblicamente e ostinatamente chiesto, non potendo farlo autonomamente, di essere liberato dalla prigione fisica del proprio corpo sofferente.
Eppure mi risulta per certo che la Chiesa, dopo averli negati per secoli, ora conceda, con grande magnanimità, i funerali religiosi ai suicidi, concedendo loro anche di essere sepolti in terra consacrata, privilegio prima ostinatamente negato. Dove è la differenza?
Quale colpa ha in più, secondo la logica della Chiesa, Piergiorgio Welby, che la morte liberatoria non è stato in grado neppure di concedersela autonomamente con le proprie mani, ma solo l'ha desiderata e richiesta? Forse di essere divenuto, suo malgrado, un personaggio troppo famoso, per concedere in extremis il perdono? Quello stesso perdono cristiano di cui la stessa Chiesa ostentatamente si fa sostenitrice e portabandiera e che richiede a tutti i Suoi fedeli. Dove è finita la Carità Cristiana e tutta la coreografia allegata?
Ancora una volta alla Chiesa non è sfuggita l'occasione per mostrare il Suo vero volto, dopo, per citare solo l'ultima, l'Infelice discorso del Papa all'Università di Ratisbona.
Mi vien fatto di pensare, che nei secoli sono cambiati i modelli culturali, sono cambiati i codici morali, evolutisi nel tempo, sono cambiate le ideologie, ma la Chiesa no, con la sua morale vendicativa e miopemente retriva. Sono cambiati i modi, ma la morale e i principi informatori sono rimasti gli stessi. Forse non si fanno più processi agli scienziati come Galileo Galilei, costretto a rinnegare il proprio pensiero e solo di recente riabilitato dal passato Papa, forse non si erigono roghi ai critici, come Giordano Bruno, forse non si bruciano più gli eretici, colpevoli solo di pensarla diversamente, non si bruciano più le donne come streghe, non esistono più i tribunali della Santa Inquisizione, per coercizzare e reprimere il libero pensiero, merito dei tempi moderni, ma si negano i funerali religiosi a Piergiorgio Welby, membro comunque di questa Chiesa e figlio di una madre religiosissima, alla quale non si sa come annunciare il diniego della Sua Chiesa. Dove è finito il perdono alla "pecorella smarrita"?
Come laico e coerentemente con le mie idee, ho già da tempo dato disposizione ai miei familiari, che spero vivamente mi sopravvivano, perchè non mi vengano tributati funerali religiosi, ma da oggi questo mio desiderio è divenuto un imperativo categorico insopprimibile.
Come tanti di noi e prima che potessi esprimere la mia volontà, sono stato battezzato e appartengo quindi formalmente a questa Chiesa che nega i funerali religiosi a Piergiorgio Welby. Cercherò di informarmi circa le modalità per non appartenere più a questa Chiesa che non sa perdonare.
Ti auguro Buon Natale.
Domenico Mazzullo

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