mercoledì 15 dicembre 2010

Impariamo da Loro

Quando ero bambino rimasi molto impressionato da un film rigorosamente in bianco e nero dati i tempi, "La tragedia del Titanic"e ne ricordo con emozione e raccapriccio le immagini, ma una soprattutto è rimasta impressa nella mia mente infantile, quella del comandante che
rifiutando di mettersi in salvo in una scialuppa, rimane sul ponte di comando, mentre la nave affonda e viene inghiottita dai flutti.
Al termine del film mio padre mi spiegò che si usa così, anche se non è una legge scritta.
Il comandante non abbandona mai la nave che affonda, ma si inabissa con lei, quasi fosse una persona cara, sopra le altre, che non può essere lasciata sola mentre muore.
L'immagine, la spiegazione mi fece una grande, grandissima impressione, ma ricordo, ne compresi bene il significato ed il sentimento in essa racchiuso.
La nave, con la quale affrontiamo tante avventure, con la quale corriamo, assieme tanti pericoli, la nave alla quale ci lega un sentimento di affetto profondo ed inalienabile, non può essere lasciata sola nel momento in cui affonda, nel momento in cui muore e il suo comandante deve affondare, deve morire con lei rimanendole vicino.
Ma ora i tempi sono cambiati, certi sentimenti non fanno più parte di noi, non ci appartengono più, sono fuori moda e desueti, anacronistici e quasi patetici, ma per fortuna a ricordare a noi esseri orgogliosamente umani, che esistono ancora, che da qualche parte ancora ci sono, che sono sopravvissuti alla distruzione da noi provocata, ci sono gli animali che con la loro semplicità con la loro spontaneità, con la loro istintualità, non contaminata e distrutta dal "progresso", come per noi è avvenuto, ci forniscono un esempio e un monito una memoria, forse anche un rimprovero, se ancora siamo in grado di comprenderne il significato.
L'ultimo è di pochi giorni addietro e ci proviene da un cane, guarda caso, di nome Athos, uno dei tre moschettieri.
Tutti abbiamo seguito in ansia le vicende della nave mercantile Jolli Amaranto con i motori in avaria, per giorni in balia del mare in tempesta, senza la possibilità di essere soccorsa, per le avverse ed insostenibili condizioni del mare.
Per fortuna la vicenda si è conclusa felicemente, almeno in parte, la nave è stata raggiunta da un rimorchiatore, rimorchiata in porto, ma si è incagliata in prossimità di questo ed è stato necessario abbandonarla.
L'equipaggio è sano e salvo al completo, no mi correggo, meno un membro di esso, appunto il cane Athos, che faceva parte integrante dell'equipaggio della nave stessa anzi ne era il membro più fedele e indispensabile, non abbandonando mai la nave, nemmen nei porti, a differenza naturalmente degli altri membri. E Athos non ha voluto abbandonare la sua nave neppure questa ultima volta, quando l'ha vista in difficoltà estrema, fedele alla consegna ed anche all'affetto.
Quando, come dicevo prima, la nave è stata abbandonata dal suo equipaggio al completo, che si è trasferito in sicurezza sul rimorchiatore, Athos naturalmente, è stato messo in salvo anche lui, ma non resistendo al dolore di allontanarsi, di separarsi dalla sua nave, sfuggendo all'abbraccio di chi lo teneva con sè, si è gettato in mare cercando di raggiungere a nuoto la sua nave, la sua casa, nuotando contro corrente verso di lei, ma l'onda sollevata dalle eliche del rimorchiatore lo ha tradito facendolo sparire all'improvviso sott'acqua.
A nulla è valso il coraggioso eroismo di un marinaio che si è tuffato in mare per salvarlo.
Athos era sparito, risucchiato dall'acqua.
Non potendo abbandonare a se stessa, non potendo lasciare sola la sua nave che è sempre stata la sua casa Athos ha perso la vita.
Mi rimane solo un dubbio: Non potendo, o non volendo?
Addio Athos eroico Comandante della nave.
Domenico Mazzullo

1 commento:

Michela ha detto...

I cani hanno un cuore di farfalla ed il coraggio di una tigre. Fedeli per sempre a chi li ama... Bellissimo racconto.