martedì 30 novembre 2010

La Grande Guerra


Il mondo del Cinema è in lutto. Il mondo della Cultura è in lutto. Il mondo di tutti noi che amiamo entrambi è in lutto per la morte di un Grande, Mario Monicelli Che ha finito di combattere la Sua personale, eroica Grande Guerra, quella Grande Guerra che ha voluto immortalare ed onorare in un mirabile film, uno dei tanti che ha realizzato, ma quello che a me è più caro e che sempre mi emoziona e mi commuove ogni volta che lo rivedo, ogni volta che rivedendolo, scopro in esso un messaggio sempre nuovo e che la volta precedente mi era rimasto nascosto.
Nella tradizione ebraica, quando una persona cara muore, in segno di lutto ci si toglie le scarpe.
Il perchè me lo spiegò un mio amico ebreo che venne a trovarmi quando morì mio padre:
"Nei tempi lontani, possedere le scarpe era un segno di ricchezza e quando muore una persona cara diventiamo improvvisamente tutti più poveri.".
Ecco, io credo che ora dovremmo tutti toglierci le scarpe in segno di lutto perchè siamo diventati tutti più poveri per la mancanza di una Persona Che ci ha lasciato, ma Che per nostra fortuna ci ha lasciato le Sue Opere, la Sua testimonianza, la Sua eredità, che ci rende tutti un poco meno poveri.
Mario Monicelli si è suicidato, gettandosi giù da una finestra dell'Ospedale S. Giovanni di Roma, ove era ricoverato perchè affetto da un "male incurabile" come si legge nei necrologi.
Non ha atteso che la morte inevitabile, giungesse a rapirlo secondo i suoi tempi, non ha atteso che la Nera Signora, in agguato dietro la porta, scegliesse Lei il momento giusto per portarlo via.
Ha voluto Lui decidere tempi e modi, ha voluto Lui decidere come morire, avendo deciso come vivere.
In una intervista che ascoltai qualche tempo addietro disse lucidamente, ricordo perfettamente le parole:"Ho sempre deciso come vivere, voglio decidere come morire". Quando la vita non è più degna di essere vissuta è giusto abbandonarla".
Lo ha fatto.
Fedele al Suo pensiero, quando ha ritenuto che la Sua vita non fosse più degna di essere vissuta, l'ha interrotta volontariamente e per scelta, aggiungendo il Suo nome a quello di tanti altri che in piena coscienza e in piena consapevolezza, hanno fatto la medesima scelta, di libertà, io ritengo e sono convinto.
Ho precisato e sottolineo, in piena coscienza e in piena consapevolezza, in quanto, proprio come psichiatra lotto quotidianamente contro il suicidio di pazienti affetti da depressione, più frequentemente, ma anche da altre patologie, i quali tentano o a volte mettono in atto un suicidio, determinato non da una libera e consapevole scelta, ma piuttosto dalla sofferenza indicibile provocata dalla malattia, sofferenza che però è, e questo rende drammatico il suicidio, curabile, guaribile, sopprimibile, assolutamente temporanea.
Ben diverso è il caso di chi, non affetto da tali malattie psichiche che offuscano la coscienza, ma in piena integrità psichica, decide che è giunto per lui il momento di congedarsi dal mondo
perchè la sua vita non è più degna di essere vissuta.
E', a mio modesto parere, l'estremo atto di libertà lasciato all'uomo che, non libero di scegliere se nascere, almeno è libero di scegliere di morire.
Se non le abbiamo lette a scuola, leggiamo o rileggiamo le meravigliose pagine dei "Dialoghi" di Seneca, o dei "Dialoghi" di Platone, o dei "Ricordi" di Marco Aurelio, ove molto molto molto meglio di quanto io sia capace, Loro timidissimo e iniquo allievo, sono espressi questi concetti di libertà umana.
Mario Monicelli ha avuto in dono dalla sorte, la possibilità, la libertà di porre in atto questa Sua determinazione. La considero una fortuna, un regalo della vita.
Ad Altri, meno fortunati, questa stessa fortuna è stata negata dalla malattia, o da altre circostanze negative.
Io egoisticamente spero e mi auguro con tutto il cuore che, se mi trovassi in circostanze analoghe, questa fortuna non mi venisse negata.
Addio Mario Monicelli, Ti ringrazio per questa ultima lezione di vita che, morendo come Tu hai voluto, ci hai lasciato. Grazie.
Domenico Mazzullo

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