giovedì 10 luglio 2008

Eluana Englaro


La parola “eutanasia” deriva dal greco antico e significa "buona morte", “dolce morte” (eu = “buona” e thanatos = “morte”).
Forse l'Italia, la nostra Patria, un paese così disastrato e senza speranza, ancora non lo è diventato, se accanto alla spazzatura che assedia e attanaglia Napoli è ancora capace di produrre sentenze così nobili e coraggiose, come quella espressa dalla Corte d'Appello di Milano, che finalmente riconosce a Eluana Englaro il diritto di morire, di essere libera di lasciare un corpo, nel quale è imprigionata, senza speranza, da sedici anni, cinque mesi e ventuno giorni, tale è il tempo che la separa dalla data dell'incidente e la vede costretta in un letto, in coma irreversibile, contro la sua volontà, espressa chiaramente ed incontrovertibilmente, quando ancora era in grado di esprimerla, ai suoi amici e familiari.
Finalmente la battaglia legale, tristissima, coraggiosa, drammatica combattuta dal papà di Eluana, per veder rispettato il diritto e la volontà della figlia è vinta.
E' una vittoria ben triste, perchè il premio della vittoria è al fine la morte, ma è una vittoria della Civiltà, del coraggio, della dignità umana, del rispetto per la vita, quando essa è degna di essere vissuta, del diritto per ogniuno di noi di decidere per se stesso, per la propria vita, o la propria morte, è una vittoria della libertà contro il bieco oscurantismo, tanto più vergognoso e iniquo, quando si ammanta dei falsi panni della pietà e di un falso rispetto per la vita di cui non saremmo padroni e responsabili.
E' l'oscurantismo, non nuovo e non certo sconosciuto, della Chiesa cattolica, contraria ed in opposizione ad ogni forma di libertà e di diritto all'autodeterminazione per ciascuno di noi. E' il crudele oscurantismo di questa Chiesa che predica il perdono e che non è stata capace di perdonare a Piergiorgio Welby, la volontà di porre fine alla sua vita divenuta insopportabilmente dolorosa, di questa Chiesa che permette la sepoltura in luogo sacro ad un mafioso pluriomicida e non concede a Piergiorgio Welby un funerale religioso, come suo desiderio.
Ho personalmente conosciuto il padre di Eluana, in occasione di una tormentata trasmissione televisiva cui partecipai, ho a lungo parlato con lui e con lui mi sono commosso al pensiero di Eluana.
Ho ammirato il suo coraggio, la sua lucidità, la sua determinazione, il suo amore per la figlia.
Nella stessa trasmissione ho, ahimè, avuto modo di conoscere e di scontrarmi verbalmente e violentemente con l'esimio Monsignor Rino Fisichella neo-presidente della Accademia pontificia della Vita, il quale, per nulla commosso dalla drammaticità della vicenda umana, si produsse in dotte e teologiche, quanto fredde elucubrazioni sulla dignità della vita e sulla non appartenenza di questa all'uomo cui nessun diritto spetta di rinunciarvi , quando essa diviene insopportabile.
Cercai di spiegare, senza successo, all'ineffabile e imperturbabile Monsignor Fisichella, che noi medici, favorevoli all'eutanasia, non siamo medici nazisti desiderosi di ripristinare la soluzione finale, ma solo e semplicemente medici sensibili alle sofferenze estreme dei pazienti e che ritengono loro imprescindibile dovere, non tanto prolungare la vita ad ogni costo ed anche contro la volontà dei pazienti stessi, ma aiutare questi ultimi a por fine alle loro sofferenze, quando essi lo desiderano e quando ogni possibilità terapeutica non è più praticabile. Riteniamo questo un nostro dovere di medici e un atto di umana pietà.
Chiesi altresì a Monsignor Fisichella e lo chiedo ancora oggi, visto che non mi è stata fornita una risposta: "in virtù di quale diritto uomini che appartengono ad una confessione religiosa, cui io non appartengo, ma che rispetto, dovrebbero negare e quindi impedire, in ottemperanza alla loro fede, a me aliena, la libertà di rinunciare alla mia vita, vita alla quale loro, in ottemperanza al loro credo, ripeto, non mio, ritengono impossibile rinunciare?".
Ma forse la domanda è retorica e inutile: la loro fede non è sinonimo di libertà e rispetto.
Abbraccio idealmente e con grande affetto il papà di Eluana, cui va tutta la mia solidarietà e la mia ammirazione.
Domenico Mazzullo


1 commento:

alessandro ha detto...

Eleonora Englaro "vive" da 16 anni grazie a quella stessa scienza che fa passi da gigante nella manipolazione genetica, nella ricerca sulle cellule staminali e quant'altro. Queste ricerche hanno sempre lo scopo di migliorare e prolungare la vita, di certo non lavora in vista di un qualsivoglia "miracolo". La Chiesa è incoerente e incongrua quando cerca di determinare diversamente situazioni oggettive. Sia fatta la volontà del Padre.