giovedì 25 novembre 2010

Finocchi


" Finocchi".
Finocchi è il termine dispregiativo, uno dei tanti, con cui, soprattutto nella mia Roma vengono appellate le persone omosessuali, ma forse pochi sanno a cosa sia da attribuirsi questo termine.
In tempi nemmeno tanto lontani, la Chiesa usava mandare al rogo gli omosessuali, rei di essere "contro natura", ma benevolmente attenta al piacere e al godimento di coloro i quali assistevano a questi spettacoli edificanti e per non disturbare il loro olfatto, con il nauseabondo odore di carne umana bruciata, assieme alle fascine di legna cui veniva appiccato il fuoco purificatore, venivano aggiunti dei finocchi, affinchè bruciando, coprissero con il loro profumo il nauseabondo olezzo che si sprigionava dai roghi.
Ora i roghi non ci sono più, i finocchi, quelli veri, vengono consumati in tavola, ma l'atteggiamento della Chiesa non è per nulla cambiato nei confronti delle persone omosessuali.
A ribadire questo concetto sono giunte le ultimissime affermazioni del nostro Papa nel suo libro-intervista "Luce del mondo", già oggetto della nostra attenzione a proposito di preservativi e del loro uso consentito in casi assolutamente eccezionali.
Il Papa-pensiero in tema di omosessualità può essere così riassunto ed esplicitato: Le persone omosessuali vanno rispettate e non devono essere discriminate, ma l'omosessualità rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto e non è nemmeno conciliabile con il sacerdozio.
Pochi chiari, lapidari concetti che non lasciano adito a dubbi e non aprono alcuno spiraglio ad una sana discussione. Ipse dixit.
Ma per non dare adito a dubbi di una cattiva interpretazione, o peggio di una interpretazione partigiana e vittima di pregiudizio, mi permetto di riportare integralmente, tra virgolette, le parole del Santo Padre:
"Un conto è il fatto che sono persone con i loro problemi e le loro gioie e alle quali, in quanto persone è dovuto rispetto, persone che non devono essere discriminate, perchè presentano quelle tendenze.
Il rispetto per la persona è assolutamente fondamentale e decisivo.
E tuttavia il senso profondo della sessualità è un altro.
Si potrebbe dire, volendosi esprimere in questi termini, che l'evoluzione ha generato la sessualità, al fine della riproduzione.
Questo vale anche dal punto di vista teologico. Il senso della sessualità è condurre l'uomo e la donna, l'uno all'altra e con ciò assicurare all'umanità progenie, bambini, futuro.
Tutto il resto è contro il senso più profondo della sessualità. Ed a questo dobbiamo restare fedeli anche se al nostro tempo non piace. Si tratta della profonda verità di ciò che la sessualità significa nella struttura dell'essere umano.
Se qualcuno presenta delle tendenze omosessuali profondamente radicate, se in ogni caso queste tendenze hanno un certo potere su quella data persona, allora questa è per lui una grande prova, così come una persona può dover sopportare altre prove.
Ma non per questo l'omosessualità diviene moralmente giusta, bensì rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto".
L'omosessualità non è conciliabile con il ministero sacerdotale perchè altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso. Sarebbe un grande pericolo se il celibato divenisse motivo per avviare al sacerdozio persone che in ogni caso non desiderano sposarsi, perchè in fin dei conti anche il loro atteggiamento, nei confronti di uomo e donna è in qualche modo alterato.".
Mi si perdoni la licenza di aver voluto riportare integralmente i brani più salienti del discorso del Papa, ma solo una lettura integrale può, a mio parere, renderci ragione di alcuni concetti che non sono una mia interpretazione, ma un dato oggettivo.
In primis il Papa, dietro una benevola accondiscendenza verso persone, che debbono essere rispettate in quanto persone (ma perchè non dovrebbero?) dimentica o tralascia opportunamente di ricordare, che proprio la Chiesa di cui ora è a capo, non ha rispettato queste persone, mandandole al rogo, assieme agli eretici, le streghe, a chi voleva semplicemente esercitare il proprio libero pensiero.
Ma è acqua passata, di cui non occorre far menzione.
Dietro però questa, solo apparente, magnanimità si rivela un atteggiamento fortemente e rigidamente omofobo cui la Chiesa non ha mai rinunciato e le parole del suo capo ne sono l'esempio.
Fatto salvo il discorso sul rispetto delle persone omosessuali, per il quale siamo d'accordo, dobbiamo essere d'accordo, il pensiero del Papa, si complica, a mio parere, nelle parti successive, sul piano della coerenza logica, non conosco quella teologica ,nella quale si dice il Papa essere un grande esperto e studioso.
Se infatti, come il Papa sostiene, è vero che "l'evoluzione ha generato la sessualità al fine della riproduzione e che il senso della sessualità è condurre l'uomo e la donna l'uno all'altra e con ciò assicurare alla umanità progenie,bambini, futuro", se è vero, come sempre il Papa asserisce, che "se qualcuno presenta delle tendenze omosessuali profondamente radicate, se in ogni caso queste tendenze hanno un certo potere su quella data persona, allora questa è per lui una grande prova, così come una persona può dover sopportare altre prove", allora sono logicamente obbligato a dedurre, che queste tendenze omosessuali, in quanto una grande prova cui sono sottoposto, non sono una mia libera scelta di cui sono artefice e responsabile, ma una jattura che mi è capitata tra capo e collo, una disgrazia, uno scherzo del destino.
Allora il Papa mi deve logicamente dimostrare e spiegare il senso della sua successiva affermazione:"Ma non per questo l'omosessualità diviene moralmente giusta, bensì rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto".
Se l'omosessualità è una grande prova che mi è toccato dover sopportare e quindi non ne sono responsabile, allora perchè la mia omosessualità non può divenire moralmente giusta?
E ancora, se l'omosessualità "rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto", allora mi permetterei di chiedere ancora al Papa, che evidentemente, a suo dire, conosce molto bene la volontà di Dio, se a suo parere l'omosessualità in questione sia da attribuirsi ad una svista, ad un attimo di distrazione di Dio, ad un involontario errore di esecuzione, o di costruzione, per cui il prodotto è risultato infine diverso dal progetto originario.
Ancora più tortuoso e logicamente incomprensibile, appare il discorso del Santo Padre a proposito di omosessualità e sacerdozio. Il Papa infatti afferma: "L'omosessualità non è conciliabile con il ministero sacerdotale, perchè altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso".
In altre parole e se ho ben compreso per l'omosessuale che divenisse sacerdote, quella vocazione al celibato, ossia rinuncia al matrimonio con una donna, in realtà non costituirebbe una vera rinuncia in quanto omosessuale e quindi non desideroso di sposare una donna, quindi non vi sarebbe merito nella sua rinuncia.
Ragionamento capzioso e subdolo, degno di un uomo di chiesa, che non tiene però conto di un piccolo, insignificante particolare, ossia che la vocazione al celibato è da intendersi come vocazione alla rinuncia di una espressione attiva della propria sessualità e non del matrimonio.
Purtroppo non credo che il Papa scioglierà mai i miei dubbi rispondendo alle mie domande.
Domenico Mazzullo

1 commento:

roberto ha detto...

sempre io torno a complimentarmi .Anche essendo cattolico non condivido in totot quello che viene dal vaticano tanto che non lo ritengo degno di correzziene altrui finche non si corregge al suo interno ,si vede la pagliuzza mnegli occhi degli altri e non si vede la trave nel propio occhio ,io ho una figliia che farà la transizione certo relegata ai margini della società pe rla chiesa ma NOI le saremo vicinissimi nella sua scelta e l'accompagnertemo con l'amore misericordioso non della chiesa ma di Cristo .roberto casarotto