sabato 2 febbraio 2008

Lettera








In un'epoca storica in cui tutte le comunicazioni, anche le più importanti, avvengono per via elettronica, o peggio per SMS, ricevere una lettera classica, una busta chiusa, con il proprio indirizzo vergato a mano, in alto il vecchio francobollo ormai desueto e divenuto oggetto solo di collezionismo, riempie chi la riceve, di stupore ed emozione, di sapore del passato, di nostalgie per ciò che non è più e mai più tornerà, altro che nei nostri ricordi dolci-amari, nelle rievocazioni malinconiche, come sempre è il sapore di ieri, o ierlaltro.
E' quanto è accaduto anche a me quando, alcuni giorni addietro, aprendo la mia cassetta della posta, sepolta sotto un mucchio di riviste e fogli pubblicitari, distrattamente sfogliati e rapidamente scartati e eliminati, ho visto spuntare una busta inconfondibilmente da lettera, e non di quelle freddamente ed immacolatamente commerciali, ma color crema, solitaria e inaspettata, essendo già trascorso da poco il periodo delle festività natalizie ed essendo ancora lontano quello delle festività pasquali. Un biglietto d'auguri tremendamente ritardatario, o un augurio prematuro di un paziente ansioso e particolarmente previdente, mi sono chiesto subitamente, abituato, come sono alle stranezze mie e degli altri?
Il mio nome e il mio indirizzo vergato a mano, con inchiostro blu e con una grafia evidentemente femminile, mi hanno evocato il titolo di un libro a me molto caro ed affascinante: "Una scrittura femminile azzurro pallido" di Franz Werfel e con questa suggestione mi sono accinto ad aprire la busta nella quale era contenuta una lettera, anch'essa scritta a mano e con la stessa grafia femminile.
Riporto qui il contenuto della lettera integralmente, omettendo naturalmente, per rispetto del segreto professionale, la firma, cui immediatamente i miei occhi sono corsi per conoscerne subito il mittente:

Egr. Dott. Mazzullo,
sicuramente non si ricorderà di me, viste le centinaia di persone che sono passate nel suo studio. Io venni da lei, disperata, a fine '98, dopo aver scoperto che mio marito mi stava tradendo con un uomo; ritornai nel '99 quando, al dolore della mia separazione, si aggiunse quello della perdita di mia madre e per un uomo che non corrispondeva i miei sentimenti.
Lei mi aiutò tantissimo, con la parola, prima, con i farmaci poi...così che quando pensai che tutto fosse finito, ritrovai la forza in me stessa di rimpossessarmi della vita!
Ora quell'uomo che mi "fece penare" è il mio compagno da 9 anni, è il padre dei miei bimbi, di due piccoli gioielli, che sono la ragione della mia vita e quell' ex marito, che tanto mi fece piangere, è il mio migliore amico, per i miei bambini un adorabile zio!
Tra i tanti preziosi consigli, che allora mi diede, uno fu di provare ad esternare, scrivendo, tutto ciò che stavo provando.
Un giorno l' ho fatto e quest'anno, casualmente, quel semplice, breve racconto è diventato un libro.
Io la ricordo sempre con molta stima, l'ho seguita nella sua esperienza televisiva, e ho pensato potesse farle piacere sapere che lei mi ha aiutato a "rinascere", pertanto le invio una copia del mio racconto.

Cordiali saluti
Firma


Cara Signora,
invece mi ricordo perfettamente di Lei e del Suo dolore, della vicenda che La vide protagonista, assieme a Suo marito anch'egli divenuto successivamente mio paziente.
La professione mi ha insegnato che la realtà supera sempre la fantasia, anche quella più libera e prolifica, del più illuminato scrittore, che costruisce storie inventate, aventi come soggetto le vicende umane.
Non ne conoscevo però l'epilogo, anche esso inimmaginabile ed insperato, alla luce di come la Sua storia era iniziata ed essendomi io fermato, nella sua conoscenza, ai suoi momenti ed atti più tristi e privi di ogni barlume di speranza.
Non avrei mai immaginato di ricevere una lettera come la Sua, anche se più volte, lo confesso, Lei mi era tornata alla mente e ogni volta mi chiedevo cosa ne fosse della Sua vita.
Purtroppo a noi medici è dato in sorte di entrare prepotentemente nella vita dei nostri pazienti, ad un certo punto di questa, di ricostruirne assieme e secondo logica il passato, di viverne assieme una parte del presente, di immaginarne assieme un futuro, di desiderarlo, assieme a Loro e poi uscirne silenziosamente, in punta di piedi, quando il nostro lavoro è terminato, senza poter sapere più nulla, nella maggior parte dei casi, di come si sono evolute le vicende di cui per un breve, o lungo cammino, siamo stati testimoni, partecipi, un po' forse anche protagonisti.
E' come adottare un figlio, ad una certa età della sua vita, aiutarlo a crescere e una volta che è diventato adulto, vederlo andare libero per la sua strada, non potendo sapere più nulla, se non in casi particolari, di lui, della sua vita, dei suoi progressi, dei suoi successi, o insuccessi.
Ma per fortuna, a volte, alcuni figli si rammentano e ci danno notizie di sè e della loro vita.
Ma per fortuna, a volte, giungono lettere come la Sua, che ci raccontano l'epilogo felice di vicende, sempre ahimè dolorose, delle quali noi medici siamo chiamati a farne parte, come spettatori partecipi e si spera comprensivi.
La Sua vicenda era particolarmente dolorosa e fuori dell'usuale, fuori dei canoni classici dell'umano dolore, cui noi medici siamo chiamati ad assistere.
Il tradimento del proprio marito è sempre un evento doloroso e destabilizzante, ma quando questo tradimento avviene con un altro uomo, allora credo si raggiungono i limiti della umana comprensibilità e sopportabilità.
Per una donna, credo e immagino, sentirsi tradita, sentirsi soppiantata da un'altra donna è certamente dolorosissimo, ma umanamente comprensibile e forse anche con il tempo accettabile, ma sapere che al proprio posto è stato preferito un uomo forse è ai limiti della sopportazione e di una razionale e logica comprensione.
Analogamente a quando la morte colpisce una persona anziana, un nostro genitore ad esempio. E' un evento sempre tragicamente doloroso, ma in qualche maniera secondo natura; gli anziani muoiono prima dei giovani, precedono i figli e in certo qual modo vanno avanti ad illuminare e spianare la strada per chi segue, ma quando un figlio precede il genitore su quell'ultimo, estremo cammino, allora al dolore eguale al precedente, si aggiunge lo stupore, lo sgomento,lo sconcerto, di un evento crudelmente contro natura.
Ricordo bene quando, per aiutarLa a razionalizzare quanto Le era accaduto, per aiutarLa a liberare le Sue emozioni e il Suo dolore Le consigliai di scrivere, di tenere un diario, di trasferire sulla carta le Sue emozioni, i Suoi pensieri, i Suoi stati d'animo.
Non avrei mai immaginato che quei Suoi appunti, quel Suo diario sarebbero diventati un giorno un libro.
Ho letto il Suo libro e ho rivissuto, attraverso di esso, quei tempi per Lei così dolorosi e sofferti; ho riconosciuto i personaggi; mi sono riconosciuto ed emozionato nel leggere di me.
Credo che quel diario, divenuto un libro sia stato a Lei molto utile per guarire e trovare una nuova felicità.
Credo che il Suo libro sarà molto utile e di conforto a chi si è trovato, si trova, o si troverà a vivere una vicenda come la Sua.
La ringrazio di cuore per avermi permesso di leggerlo.

Con tanto affetto.
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it




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