giovedì 7 febbraio 2008

Simpatia





Confesso, che pur senza venir meno ai sensi di rispettosa distanza che provo nei confronti della Chiesa Cattolica e dei suoi rappresentanti, e che spesso ho espresso in questa sede, comincio a provare, nei confronti di Papa Ratzinger, Benedetto XVI, un sentimento vago e ancora confuso, che si avvicina alla umana simpatia e compassione, nel senso etimologico del termine, per un uomo che appare, anche ad un osservatore neutrale, non proprio fortunato e nato sotto una buona stella, nonostante il riferimento a comete e altri fenomeni astronomici.
Primo fra tutti il cognome stesso, di difficile e dura pronuncia, anche alla voce più femminilmente flautata e dolce e sulla scia di questo il Suo accento, inconfondibilmente germanico, che suscita in noi italiani e non solo, ricordi bellici non ancora sopiti e non proprio felici, accento che si presta naturalmente a gustose e sapide imitazioni, non sempre riverenti e rispettose della Autorità rappresentata dalla Persona, la quale, dal canto Suo, contribuisce, certo involontariamente a questa vis satirica nei suoi confronti, scegliendo un abbigliamento personale, non sempre sobrio e confacente al Suo rango, vedasi ad esempio le ormai famose scarpette rosse firmate Prada, immortalate in tante foto di repertorio e visibili sotto le vesti immacolate, drammaticamente ed inspiegabilmente troppo corte, o la berretta invernale rossa stile Doge veneziano. Ma si sa, i tedeschi non sono mai stati campioni d'eleganza, nè si sono mai troppo preoccupati della moda in tema di abbigliamento.
Dulcis in fundo, Papa Ratzinger ha dovuto fare i conti, fin dal momento della Sua ascesa al Soglio di Pietro, con un duro, impietoso per Lui confronto, con il Papa Che Lo ha immediatamente preceduto, Giovanni Paolo II, figura indubbiamente dominante e dalla fortissima personalità, amatissimo dalle folle di tutti i paesi e che ha riscosso una simpatia umana che andava ben al di là del sentimento puramente religioso. L'impatto umano di Benedetto XVI è certamente diverso e di minore simpatia e calore immediato.
Il pontificato di Papa Ratzinger poi, è sin qui stato costellato di incidenti di percorso, prese di posizione e dichiarazioni ufficiali, che hanno provocato non poco sconcerto e imbarazzo nella prudente diplomazia vaticana, costringendola spesso a spiacevoli e successive precisazioni e ridimensionamenti.
Il più serio e fin qui più grave incidente di percorso è stato, l'ormai storico ed imprudente, "Discorso di Ratisbona", con il quale il Papa si è alienato la simpatia del mondo islamico, sentitosi offeso dalle Sue dichiarazioni e ribellatosi, anche violentemente e minacciosamente, come è suo costume, costringendo il Santo Padre e la Sua diplomazia ad una rapida, quanto impietosa precisazione che somigliava molto ad una ritrattazione, per placare i focosi animi dei seguaci di Maometto, che sentivano risvegliarsi gli echi delle Crociate.
A questo hanno fatto seguito, per quanto ricordo, non essendo io un attento osservatore del mondo cattolico, vicende più domestiche ed interessanti il nostro Paese, al quale spetta l'onere e l'onore di ospitare il Vaticano.
Penso, ad esempio, alla dura rampogna all'indirizzo del Sindaco di Roma Veltroni, in riferimento al degrado nel quale versa la capitale e alla grave mancanza di sicurezza in essa vigente, di cui il Pontefice ha ritenuto responsabili le Autorità capitoline; rimprovero severo e paternalistico, che però è stato, solo pochi giorni dopo, mitigato e ridimensionato dall'apprezzamento rivolto dallo stesso Pontefice, alle stesse Autorità per quanto hanno fatto in favore di Roma.
Non era ancora spento l'eco di questo piccolo incidente, che sempre a Roma, si è aperto il caso Università La Sapienza, quando a causa dell'insano gesto di alcuni docenti, autori di una lettera di protesta per l'invito rivolto al Papa a presenziare alla inaugurazione dell'Anno Accademico, seguito dalle proteste di alcuni facinorosi studenti, le Sue famose scarpette rosse non hanno potuto calcare il sacro suolo dello Studium Urbis.
Sorvolando sul polverone che è stato sollevato dall'episodio, seguito dalla contrizione supplice di tutta la classe politica italiana, per l'onta subita dal Papa, anche in questo caso le dichiarazioni di Questi hanno creato un piccolo caso diplomatico con lo Stato italiano.
Il Vaticano ha infatti asserito che il Pontefice, rammaricato, avesse rinunciato alla visita alla Sapienza, per motivi di opportunità, seguendo anche i consigli delle Autorità italiane, consigli che invece sono stati fermamente smentiti dalle stesse italiane Autorità, che avevano invece garantito la visita papale in piena sicurezza. Purtroppo, a volte, tra stati che usano lingue diverse, la traduzione comporta qualche problema di comprensione reciproca.
L'ultimo recentissimo incidente papale, ha messo in crisi i rapporti , non sempre idilliaci, tra Chiesa cattolica e Ebraismo italiano, aprendo di nuovo una vexata quaestio.
Nella Messa tridentina, la vecchia versione della "preghiera sugli ebrei" è stata sostituita da una nuova versione, che ha suscitato l'ira dei rabbini contro il Vaticano, giustificata, a mio parere, dalle parole e dai concetti che esse esprimono:"Che Iddio illumini i loro cuori e riconoscano Gesù Cristo come Salvatore", ossia una chiara e netta rinuncia alla loro fede.
Ma non è finita qui. Nella udienza di mercoledì 6 Febbraio ai fedeli di Senigallia, città natale di Pio IX, Papa Mastai, il Papa rè, uno dei più acerrimi nemici e oppositori del nostro Risorgimento e dell'Unità d'Italia, Papa Ratzinger ne ha lodato la testimonianza di "indomito e coraggioso servizio alla Chiesa" definendo come un "luminoso insegnamento per tutti" il Suo predecessore, che "cercò di riaffermare con forza le verità della fede cristiana di fronte ad una società esposta ad una progressiva secolarizzazione", tralasciando di ricordare, o sorvolando, che quella malaugurata società era quella del Risorgimento dalla quale prese vita l'Italia Unita, tralasciando di ricordare che proprio Pio IX riaprì il ghetto in Roma, abolito dalla Repubblica Romana di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, che proprio Pio IX è stato l'autore del "Sillabo", il documento ecclesiale che condannò la libertà di coscienza e la libertà di scelta della religione, che proprio Pio IX impose al concilio Vaticano I la proclamazione del dogma dell'infallibilità papale.
Un tale elogio di Pio IX ,eletto al rango di "luminoso insegnamento per tutti", rappresenta un messaggio esplicito, una chiara indicazione della impostazione storico-ideologica di Papa Ratzinger, il Quale, dopo aver suscitato, come abbiamo visto, le ire del mondo islamico, si è alienato ora anche le simpatie degli ebrei italiani; credo che poco lo tocchino i malumori degli eredi di Mazzini.
Ma mentre scrivo queste righe, subitaneo mi sorge un dubbio e un interrogativo angoscioso: come è mai possibile che il Vaticano, per secoli sempre così attento e prudente nelle Sue machiavelliche dichiarazioni e iniziative, sia diventato improvvisamente così avventatamente imprudente, da dover ricorrere a successive precisazioni e ridimensionamenti, per placare le reazioni a tali iniziative?
Non sarà essa stessa una nuova strategia, che ricalca il vecchio modello di chi scaglia il sasso e ritira la mano?
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it


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