mercoledì 16 gennaio 2008

Ferita dolorosa alla democrazia


Ancora una volta non sono d'accordo. Non sono d'accordo con il rilievo assurdo e fuori luogo tributato al rifiuto, o meglio detto alla rinuncia, da parte del Papa a presenziare all'inaugurazione dell'Anno Accademico nella Università La Sapienza di Roma, in risposta alla lettera aperta di alcuni docenti universitari contrari alla visita del Papa e alla minaccia da parte degli studenti di contestazioni.
La classe politica al completo, in testa il Presidente della Repubblica Napolitano e il Primo Ministro Prodi, seguiti a ruota dalla schiera dei nostri uomini politici di tutti gli schieramenti, con pochissime e rare eccezioni, ha trovato una sua novella solidarietà ed unità a dir poco sconvolgente, innalzando al cielo alti lai ed un coro unanime di dolore e di sgomento per l'onta subita dal sommo Pontefice e dalla democrazia: Il Presidente della Repubblica ha scritto personalmente una lettera al Papa per scusarsi, il Presidente del Consiglio Prodi parla di "clima inaccettabile in una democrazia e estremamente triste, per la rinuncia del Papa, condanna i gesti, le dichiarazioni e gli atteggiamenti che hanno provocato una tensione inaccettabile e un clima che non fa onore alle tradizioni di civiltà e di tolleranza dell'Italia". Ma Prodi, come già in altre occasioni, vedi spazzatura a Napoli, è estremamente sensibile alla immagine del nostro Paese presso la comunità internazionale:"Questa storia andrà a finire sulle tv e i giornali di tutto il mondo. Una cosa pazzesca e tutto per colpa di qualche docente". Per Veltroni: "Atteggiamenti di intolleranza come quelli che si sono verificati in questi giorni verso il Pontefice, fanno male alla democrazia e alla libertà", e Rutelli incalza: "...una amarezza profonda, perchè quando prevale la voce degli intolleranti, si spegne la voce della libertà".
Per D'Alema quanto si è verificato è frutto di "atteggiamenti e prese di posizione estremistiche che non rappresentano affatto la grande maggioranza degli Italiani e che non fanno onore alla coscienza civile e democratica del Paese". Su posizioni analoghe il centrodestra. Per Fini:"la vicenda ferisce profondamente le coscienze di tutti gli italiani, laici o cattolici che siano", mentre per Berlusconi è necessario "un esame di coscienza per la pagina vergognosa che ferisce e umilia non il Pontefice, ma l'Università italiana e in generale lo Stato". Concludo con la Conferenza episcopale italiana, che ovviamente commenta duramente l'accaduto:"Il Papa è oggetto di un gravissimo rifiuto che dimostra intolleranza antidemocratica e chiusura culturale".
Il motivo conduttore e il denominatore comune di queste addolorate esternazioni e dichiarazioni è rappresentato dalla grave offesa alla democrazia, dalla grave minaccia alla democrazia rappresentata dalla presa di posizione di alcuni docenti e dalla previsione di proteste e contestazioni, da parte degli studenti, ma, allora mi chiedo perentoriamente:"Quale democrazia sarebbe mai, se ad alcuni docenti ed agli studenti venisse impedita, o negata la possibilità di esprimere il proprio disaccordo per la visita del Papa, nella propria Università?" Mi sembra che proprio questa libertà di esprimere il proprio parere e quindi anche il proprio dissenso costituisca il principio fondamentale, universale, inalienabile di una democrazia vera e sentita, reale, non certo di una democrazia fittizia e illusoria, nella quale si ha la libertà solo di esprimere ciò che fa piacere al potere.
Proprio questo secondo tipo di democrazia, questa pseudodemocrazia, è quella che tanto piace alla Chiesa, così abituata al pieno, totale e sottomesso assenso dei fedeli, da tacciare di attentato alla democrazia, la libera espressione di un dissenso.
Si è parlato in questi giorni di processo a Galileo e di una molto tardiva e ormai inutile riabilitazione del nostro scienziato da parte proprio di Papa Ratzinger, ma evidentemente i metodi e i modi, le logiche della Chiesa non sono cambiate per nulla.
Certo al sommo Pontefice, così abituato alle oceaniche ovazioni in piazza S. Pietro, da parte dei suoi fedeli, deve essere apparsa oltremodo pericolosa e sconcertante, oltraggiosa la probabile contestazione e manifestazione di non gradimento, da parte di alcuni docenti e studenti, tanto da indurlo a rinunciare alla Sua visita alla Sapienza.
Ciò che mi stupisce e mi indigna, non è tanto la reazione della Chiesa e dei suoi uomini, abituati da secoli all'esercizio di un potere assoluto e totalitario, ma la reazione supplice e sottomessa dei nostri politici, che dovrebbero essere invece i depositari di una rappresentanza loro fornita da noi cittadini di uno Stato laico e libero.
Se i modi e i metodi degli uomini di Chiesa non sono mutati nella forma e nella sostanza, in poco più di cento anni sono drammaticamente mutati invece i modi e soprattuto le coscienze di uomini che dovrebbero essere e rappresentare gli eredi ideali di Coloro che combatterono e morirono per la libertà e l'Unità di Italia.
Quale drammatica e disperante distanza tra gli uomini di oggi e i Mazzini, i Saffi, gli Armellini, triunviri della gloriosa Repubblica Romana, che liberò Roma dal potere temporale della Chiesa.
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it

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