domenica 20 gennaio 2008

Laico o anticlericale?


Ho ricevuto dal Signor Francesco Paolo Cimmino, a proposito della mancata visita del Papa all'università, la lettera che pubblico integralmente, seguita dalla mia risposta:
Egregio dott. Mazzullo,
seguo sempre con interesse gli arguti e dotti commenti che Ella esprime sul suo blog riguardo gli argomenti più scottanti della realtà politica e culturale di questo nostro povero paese.
Mi trovo in pieno accordo con Lei circa le valutazioni sulla vicenda Prodi e Mastella, mi permetta invece di dissentire per ciò che riguarda la mancata visita del Papa all'università in occasione dell'apertura dell'anno accademico.
Reputo gloriose le gesta della repubblica romana del 1849 e mi commuovo pensando al giovane Mameli ferito a morte al Gianicolo;credo però che la presenza del Papa all'università non avrebbe in alcun modo messo in discussione la separazione fra Stato e Chiesa, con la rinuncia di questa all'esercizio del potere temporale, sancita dai patti lateranensi del 1929.
A Lei, che stimo anche come scrittore e amante della semantica, vorrei ricordare che i termini laico e anticlericale non hanno lo stesso significato:laico è infatti chi non è inserito in una gerarchia ecclesiastica, anticlericale è invece chi a priori rifiuta gli atti ed i pensieri prodotti dalla chiesa e dai suoi rappresentanti.
Considero sacro il concetto di stato laico, becero quello di stato anticlericale. Vorrei infine sapere dove erano gli illuminati professori che hanno protestato sentendosi privati della loro libertà o i validi studenti, dei quali, detto fra noi, sarei curioso di conoscere i brillanti risultati universitari, perchè, a vedere le loro interviste, più che studenti sembrano i loro nonni, quando alla Sapienza si attendeva la visita non del Papa ma di personaggi come Toni Negri o Oreste Scalzone?
Cordialmente
Francesco Paolo Cimmino

Caro Signor Cimmino,

La ringrazio, prima di tutto per l'interesse che Lei riserva al mio pensiero e alle mie parole e Le rispondo cercando di essere ancora più chiaro che nel post precedente, grazie anche alla Sua lettera.

Conosco bene la differenza tra i termini laico e anticlericale e Le assicuro che il mio pensiero e conseguentemente le mie parole corrispondono totalmente ed esclusivamente ad un principio di assoluto e fermo laicismo, mentre considero l'anticlericalismo una posizione "a priori", quindi "di fede" e la fede è un concetto che mi è alieno in tutti i sensi ed in tutti gli ambiti. Mi considero un uomo e uno psichiatra , che cerca di utilizzare sempre la sua ragione e procede lentamente, terra terra, che avanza cercando di porre attenzione a dove mette i piedi, che diffida dai voli pindarici della fantasia e che, utilizzando la sua umana ragione, è abituato sempre a chiedere a se stesso e agli altri le prove di ogni affermazione e presa di posizione, per questo mi definisco un laico e non un anticlericale, diffidando anche in questo ambito da ogni principio di fede, a me alieno.

Pertanto ritengo e continuo ad affermare, con Lei, che la presenza del Papa all'università non avrebbe in alcun modo messo in discussione la separazione tra Stato e Chiesa, essendo questa separazione da difendersi in altri ambiti e in altri contesti, da parte di uno Stato, i cui rappresentanti stessi si mostrano sempre più succubi e sottomessi alla sempre più pesante intromissione della Chiesa nei suoi affari interni, sottomissione evidentemente legata a benefici politici, essendo la Chiesa stessa un organo di straordinario, ahimè potere, ma altresì ritengo, a titolo personale, che l'invito al Papa, da parte del Rettore, fosse inopportuno e fuor di luogo.

Per questo ritengo che i Docenti firmatari avessero, democraticamente, tutto il diritto di esprimere, nei modi dovuti, e lo hanno fatto attraverso una lettera, il proprio dissenso a questo invito e così anche gli studenti che avevano annunciato manifestazioni di protesta. Esprimere liberamente il proprio parere e, quindi, il proprio dissenso, fa parte di una libertà democratica che ancora non ci è stata negata, almeno in apparenza e non credo che il curriculum universitario degli studenti e i loro "brillanti risultati", come Lei li definisce, possano incidere sulla loro libertà di esprimere il proprio parere, altrimenti ci troveremmo in un regime di aristocrazia, governo dei migliori, e non di democrazia, come fino a prova contraria siamo.

Le voglio comunque rammentare, sine ira et studio, che nessuno ha impedito al Santo Padre di recarsi all'università, come invece potrebbe apparire dai commenti partigiani, che da tante parti si sono levati, ma che Egli stesso ha deciso, liberamente, di rinunciare, forse spaventato dal fatto che non gli si potesse assicurare l'universale e totale accoglienza di benvenuto cui è abituato, come quella di oggi in piazza S. Pietro, da parte dei suoi fedeli sostenitori.

Forse il S. Padre capo assoluto di una Chiesa che rappresenta quanto di più totalitario possa esistere in tema di governo, basti per questo pensare al dogma della infallibilità del Papa, non è abituato a confrontarsi con il dissenso ed in presenza di questo, preferisce ritirarsi.

In cosa consisterebbe quindi l'affronto rivolto al Papa, di cui anche il Presidente della Repubblica Napolitano, ha ritenuto doveroso personalmente scusarsi? Per non parlare poi della figura vergognosa prodotta dai politici tutti, salvo sparute eccezioni, che si sono espressi nei termini di attentato e di offesa alla democrazia quando proprio la libertà di esprimere il proprio parere e, quindi, anche il proprio dissenso è un attributo inalienabile di questa.

E volendo poi tornare al concetto di laico, a noi caro, che nella accezione più ampia significa non fondato su forme di dogmatismo religioso, o ideologico, quindi libero, aggiungo io, voglio solo rammentarLe alcuni passi del discorso che il Papa avrebbe dovuto tenere e che, invece, è stato letto da un docente per Lui:"Se la ragione diventa sorda al grande messaggio, che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita". E ancora:"Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell'università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro."

Parole, a mio parere, che sarebbero state opportune per l'inaugurazione dell'Anno accademico della Università Cattolica o dell'Opus Dei, ma non per una Università che ancora si professa laica.

Ancora una volta la ragione che deve assoggettarsi e sottomettersi alla fede, naturalmente quella cristiana, per perseguire e raggiungere la verità, che guarda caso, è sempre ed assolutamente, ancora quella cristiana. Non è questo dogmatismo?

Mi tornano alla mente le parole di Pirandello in "Così è, se vi pare" a proposito della Verità: "Io sono colei che mi si crede".

La saluto caramente.

Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it

http://www.studiomazzullo.com/

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