domenica 20 gennaio 2008

Poesia


Confesso che non ho mai compreso la poesia e non amo ciò che non comprendo.
La poesia per me è legata ai pomeriggi di molti anni fa, ai tempi della scuola, trascorsi tristemente nel cercare di mandare a memoria versi incomprensibili, che la fatica mi faceva odiare e aborrire.
Qualche facilitazione nella memoria, ma non nella comprensione, la trovavo nelle poesie in rima, oggi introvabili e misconosciute, probabilmente non più apprezzate dagli odierni e moderni poeti i quali preferiscono scrivere versi che sembrano prosa, solo con righe più corte.
Alcuni giorni addietro, una mia paziente, congedandosi, mi ha timidamente consegnato un foglio, con alcune parole scritte sopra.
Mi ha detto, non senza emozione e fuggendo via, subito dopo, trattarsi di una poesia, riguardante me e il mio studio:
La bottega delle chimere
Scivolo piano in un uovo rosso di pezza
bottega e infanzia di un antico giostraio.
Nella nostra infanzia sospesa
il tempo somiglia a una biglia,
emergono ombre sul muro,
ma solo se cala la luce.
Quando tesso i ricordi,
tu spingi la giostra in silenzio.
Avvolta in uovo fecondo,
io sono una papera zoppa,
col becco appena socchiuso:
il grano sta spesso
tra la paglia e lo sterco.
Confesso di non comprendere la poesia, soprattutto quando è senza rima.
Questa poesia è senza rima, ma confesso di averla compresa.
Cara paziente che non posso nominare, ti ringrazio per avermi reso comprensibile la poesia.
Se mi leggi, ti riconoscerai.
Domenico Mazzullo d.mazzullo@tiscali.it


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